Gravemente malato l’«Autoritratto» di Leonardo

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Tanto che, ogni volta che si sottopone un’opera a indagine, si evidenziano carenze nel suo stato di conservazione. Fa bene dunque il ministero a procedere con cautela di fronte agli esiti di queste indagini come pare intenzionato a fare anche per il famoso «Autoritratto» di Leonardo da Vinci, che risulterebbe ammalato.
L’«Autoritratto», che per decenni non era uscito dal caveau della Biblioteca Reale di Torino, è stato esposto negli scorsi mesi a Venaria Reale e poi è partito alla volta di Roma per un check-up condotto dall’Istituto centrale di conservazione per il patrimonio archivistico e librario. E i risultati di quest’indagine, presentati ieri mattina dagli esperti del ministero, hanno evidenziato importanti patologie alla carta sulla quale il profilo del genio di Vinci è ritratto a sanguigna. Il disegno presenta diffuse macchie di «foxing», ovvero macchie brune di ossidazione dovute alla ruggine e all’invecchiamento. Queste ossidazioni biologiche, dalla caratteristica pigmentazione bruno-rossastra o giallastra, hanno provocato la corrosione delle fibre di cellulosa della carta, ovvero un indebolimento del supporto. Che, per altro, non risulta di grande qualità : giallastra e con fili di lana. «È stato fatto ogni possibile tipo di indagine, con la fluorescenza, raggi X, con il microscopio a scansione elettronica — afferma Maria Cristina Misiti, direttore dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario —. I risultati non sono incoraggianti: il disegno è gravemente degradato. Il processo di degrado è antico, risalente ai primi del ‘900. Da fonti di archivio si sa che in quegli anni, ’29-’30, è stato affisso al muro e il male estremo che ha subito è la luce. Questo ha provocato lesioni chimiche che sembrano come delle bruciature». Forse proprio per fornire all’opera un rinforzo, la superficie della carta era stata spennellata su entrambi i lati con un composto di colla d’amido.
Che fare? Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero, tratteggia una road-map alla ricerca della condivisione collettiva: «L’autoritratto è un bene universale, dunque è corretto sottoporre il quesito a molti esperti. Fino a maggio valuteremo i dati emersi. In maggio presenteremo tutti i dati a un parterre di esperti e decideremo. Ci sono quattro strade possibili: non fare nulla; rimuovere l’incrostazione, ovvero pulirlo; eliminare le macchie che si sono evidenziate o, infine, intervenire radicalmente anche sul pigmento». E aggiunge una valutazione tombale per tutti i curatori di mostre: «Di certo il disegno non potrà  mai andare in giro per il mondo, mai, perché è molto malato».
Il microscopio ha anche permesso di osservare meglio la carta sulla quale è ritratta l’effige del maestro in veneranda età , compatibile con una datazione compresa tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, ed è stata fabbricata con fibre di canapa e lino e frammenti di lana colorata. Questo fa pensare che non si tratti di un prodotto di qualità , cosa tutt’altro che anomala per Leonardo, che era solito disegnare su carte di vario tipo.
Il disegno resterà  a Roma sino al workshop di maggio. Poi il conservatore della Biblioteca Reale di Torino e i dirigenti del ministero dovranno decidere il trattamento.


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