Giornata mondiale, il Comitato italiano per il contratto sull’acqua: “Diritto ancora da conquistare”

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MILANO – Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell’acqua, (World Water Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 a conclusione della conferenza di Rio, con l’intento di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica ma soprattutto degli Stati sulla situazione dell’accesso all’acqua nel mondo.
Ogni anno le Nazioni Unite lanciano la riflessione su un aspetto particolare e questo anno si affronta  il tema  “Acqua e sicurezza alimentare”, quanto mai di attualità  visto che nonostante gli impegni a livello di “Obiettivi del Millennio” di ridurre della metà  la percentuale di persone senza accesso all’acqua e ai servizi igienici di base, le denunce che traspaiono dai rapporti delle stesse Nazioni Unite sono tutt’altro che rassicuranti.

“Se l’agenzia Onu per l’infanzia e l’Organizzazione Mondiale della Sanità  dichiarano che oltre 2 miliardi di persone hanno avuto accesso ad acqua potabile sicura tra il 1990 e il 2010, ciò  significa che alla fine del 2010 è stato raggiunto solo 1%  in più  dell’obiettivo fissato dai leader mondiali al vertice Onu del Millennio del 2000 – afferma Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua-. Ancor oggi, infatti, solo il 63% del mondo ha accesso ai servizi igienici di base e la cifra salirà  a solo il 67% entro il 2015, ben al di sotto del 75% previsto. Inoltre, se sul piano dell’accesso all’acqua si registrano dei miglioramenti, ciò che peggiora è molto spesso la qualità  dell’acqua a cui le comunità  e i cittadini possono aver accesso, soprattutto  nei paesi più poveri ma anche i in quelli di recente industrializzazione, si veda la Cina e i paesi ad alta industrializzazione”.
“Sulla base dell’attuale crescita demografica i futuri scenari non si presentano più rosei – continua il Comitato -: entro il 2030, più della metà  della popolazione vivrà  nei grandi centri urbani e sarà  costituita da popolazioni che abiteranno nelle baraccopoli e quindi senza accesso ai servizi idrici e servizi igienico-sanitari, mentre il rapporto della Banca Mondiale denuncia che entro il 2030, la domanda di acqua supererà  l’approvvigionamento idrico del 40%”.

L’acqua, oltre che non accessibile a tutti, sta diventando una risorsa sempre più scarsa. Nonostante i progressi tecnologici, ciò che ancora non si riesce a fare è produrre l’acqua. “In compenso – precisa il Comitato italiano per il Contratto mondiale sull’acqua – riusciamo ogni giorno ad utilizzare grandi quantità  di acqua per bere, cucinare e lavare, ma ancor di più, in modo indiretto, per produrre il cibo che consumiamo. La riflessione legata al tema ‘Acqua e sicurezza alimentare’ evidenzia che il 70% dei consumi di acqua dolce è impiegata nel settore agricolo, per la produzione di cereali che molto spesso non sono destinati per produrre cibo, ma ad esempio biocarburanti. Dietro i pasti che consumiamo quotidianamente ci sono enormi consumi di acqua virtuale che molto spesso ignoriamo: circa 3600 litri per un’alimentazione a base di carne o 2.300 litri per una dieta vegetariana”.

Non mancano poi, per il Comitato, le responsabilità  della politica e quindi degli Stati e della Comunità  Internazionale rispetto alla concretizzazione del “diritto all’acqua” sancito dalla risoluzione delle Nazioni Unite del luglio 2010.
“Il Forum Mondiale dell’acqua, conclusosi da poco a Marsiglia e i lavori di preparazione del prossimo vertice Mondiale della terra ‘Rio+20’ promosso dalle Nazioni Unite, fanno emergere atteggiamenti contraddittori da parte della Comunità  internazionale”, dichiara Rosario Lembo, presidente del Comitato Italiano per il  Contratto Mondiale sull’acqua che da oltre 12 anni è impegnato in Italia ed nel Mondo a difesa dell’acqua come bene comune e diritto umano.
Nella dichiarazione conclusiva del Forum Mondiale di Marsiglia gli Stati si impegnano infatti ad un generico impegno ad accelerare la piena attuazione degli obblighi dei diritti umani in materia di accesso ad acqua potabile sicura e pulita e servizi igienici con tutti i mezzi appropriati nell’ambito degli sforzi per superare la crisi idrica a tutti i livelli, rifiutandosi di affrontare la “dimensione sociale” delle politiche idriche e di riaffermare l’impegno a concretizzare i diritti umani all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dal generale delle Nazioni Unite nel 2010.

In parallelo, nella bozza di risoluzione in preparazione della Conferenza di Rio +20 chiamata “Il futuro che vogliamo”, in fase di negoziazione a New York presso le Nazioni Unite, emergono posizioni ancora poco chiare da parte di alcune delegazioni che sono orientate a far sopprimere il riferimento al diritto umano all’acqua e ai servizi igienici nel testo base.
“Alla luce di queste considerazioni non si può non prendere atto – constata Rosario Lembo – che ancora nel 2012 la Giornata Mondiale dell’acqua, si celebra solo a parole e proclami generici sull’accesso ‘universale’ all’acqua potabile e servizi igienico-sanitari ‘di base’ per tutti, senza mettere in atto impegni precisi sul piano della concretizzazione del diritto”.
“Nella nostra Italia, infine non si può non rilevare che nonostante il pronunciamento da parte di 26 milioni di cittadini italiano che hanno dichiarato che l’acqua non è una merce sulla quale fare profitto, il Governo ed il Parlamento, a distanza di 9 mesi, si rifiutano di dare concretezza alla volontà  popolare adottando un provvedimento legislativo che concretizzi il mandato referendario e  riconosca il diritto all’acqua. E’ forse arrivano il momento che i cittadini e le comunità  facciano sentire con forza la loro indignazione. E’ questo il modo migliore per celebrare la Giornata Mondiale dell’acqua”.

 

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