Fornero: Fiat non chiuderà  impianti

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ROMA – Elsa Fornero rassicura il Parlamento e riferisce che i vertici Fiat hanno definito «prive di fondamento» le ipotesi di chiusura di stabilimenti in Italia peraltro affacciate da Sergio Marchionne ormai un mese fa. Il ministro del Lavoro parla nell’aula del Senato e conferma di aver avuto assicurazioni dai vertici del Lingotto. Poi garantisce che «nell’incontro tra il presidente del Consiglio e i responsabili della Fiat, si chiariranno molte cose» e aggiunge che «non è compito del governo dire alle imprese che cosa debbono o che cosa non debbono fare». La comunicazione del ministro non soddisfa il Pd. Cesare Damiano, predecessore di Fornero nello stesso ministero, definisce «non sufficienti le rassicurazioni di Marchionne», riferite in aula. Apprezza invece un altro predecessore di Fornero, Maurizio Sacconi, ministro del governo Berlusconi che esprime «sincero apprezzamento». Per l’Idv, che ha appoggiato con una sua iniziativa la battaglia dei tre operai licenziati a Melfi per tornare in fabbrica come ha stabilito il tribunale, l’intervento di Elsa Fornero «è stato goffamente rassicurante».
Dunque non resta che aspettare l’incontro di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi tra il premier, John Elkann e Sergio Marchionne. La riunione avviene all’indomani della diffusione dei dati sul mercato dell’auto europeo. Che a febbraio perde il 9,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2011 e scende sotto la soglia psicologica del milione di auto vendute. Un mercato complessivamente depresso che sembra confermare l’allarme lanciato da Marchionne a Ginevra sull’eccesso di capacità  produttiva installata a livello continentale. In sostanza ci sono in Europa troppi stabilimenti rispetto alle necessità  del mercato. Un’eccedenza del 20 per cento che va eliminata nei prossimi mesi anche chiudendo fabbriche.
I dati europei che riguardano la Fiat hanno due possibili letture. I pessimisti osservano che rispetto al febbraio del 2011 il Lingotto ha perso il 16 per cento di quota scendendo dal 7,8 al 7,2. L’altra faccia della medaglia è nel recupero dei marchi torinesi negli ultimi mesi, dal 6,3 al 7,2. Sul mercato di febbraio, fa osservare il Lingotto «pesano gli effetti dello sciopero delle bisarche», ma i camionisti che trasportano le auto ai concessionari faranno sentire gli effetti della loro protesta soprattutto sul mercato di marzo. Ieri Torino ha confermato che per effetto dello sciopero delle bisarche cesserà  l’attività  anche la linea della Nuova Panda di Pomigliano. Il modello dell’utilitaria sulla quale la Fiat punta gran parte delle chance per il 2012 ha raggiunto in questi giorni i 40 mila ordini. Un numero importante, ma ancora al di sotto del livello previsto dal Lingotto al momento del lancio, quando si ipotizzava che a Pomigliano si sarebbero prodotte 250-280 mila auto all’anno. Al ritmo di 40 mila ordini ogni due mesi e mezzo si arriva sotto le 200 mila auto annue. C’è dunque da sperare che nei prossimi mesi il ritmo degli acquisti cresca.


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