Formula Squinzi in Confindustria, il chimico che non ricorre all’art.18

by Editore | 23 Marzo 2012 9:17

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Giorgio Squinzi, amministratore unico del gruppo Mapei (chimica per l’edilizia) e per dodici anni presidente di Federchimica, è stato designato presidente confindustriale per soli undici voti in più del concorrente Alberto Bombassei, metalmeccanico puro e duro. Non una vittoria a man bassa per la prima volta di un chimico in Viale dell’Astronomia, in oltre cent’anni di storia. Il prossimo maggio, l’assemblea della Confindustria dovrà  ratificare la scelta, dunque c’è il tempo perché il candidato presidente tenti qualche esperimento per provare a mettere insieme una parte dell’opposizione, oltre che un’associazione in evidente crisi d’identità .
Squinzi è una nomina in apparente controtendenza in un paese che non cresce, che non investe nella ricerca, che taglia il welfare convinto che sia questo il male oscuro della crisi italiana. Non è prodigo di interviste, ma quando parla si vanta di non aver mai licenziato nessuno, di non essere ricorso alla cassaintegrazione e all’articolo 18. Senza essere smentito da nessuno.
La sua Mapei è una felice storia familiare, nata a Milano nel 1937 dal padre Rodolfo – tre dipendenti, oggi sono 7.500 – per occuparsi di prodotti chimici per l’edilizia come sigillanti e adesivi. Nel 1984, a 41 anni, il figlio Giorgio sale al comando, riuscendo e reinventare la chimica italiana privata. Prima, Mapei avvia la sua internazionalizzazione (da leader mondiale nel settore, ha 59 stabilimenti in 27 paesi diversi) cominciando dal Canada, un posto oggi molto di moda con l’avvento dell’era Marchionne. Ma proprio dall’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Squinzi ha preso le distanze (Corriere della Sera, dicembre 2010). Commentando la decisione del Lingotto di lasciare Confindustria sbattendo la porta, Squinzi sottolineava come il problema non sono le relazioni sindacali, ma «investire di più sull’innovazione e tradurre questo sforzo in modelli vincenti». Esattamente l’opposto dell’agenda finanziaria prima che industriale di Marchionne, che in piena campagna elettorale gli ha risposto tifando per Bombassei. Si può obiettare che la chimica è un settore dove investire nella ricerca è «più» obbligatorio per reggere la concorrenza anche asiatica, ma la Volkswagen potrebbe risentirsi. Sul Vecchio Continente, la mappa dei siti di Mapei sembra una carta dei tempi del muro di Berlino: bandierine a ovest come a est, dalla Russia all’Olanda passando per la Slovenia, allora tra i non allineati.
A sentire il ministro del lavoro Elsa Fornero di questi giorni, Squinzi sembra anche lui un non allineato. Non parla, ma se parla insiste che il problema più grande per un imprenditore in questo paese non è la cellula Cgil in fabbrica, ma la bolletta energetica che è la più cara d’Europa. Nel 2009, tanto per non privarsi di nulla, Squinzi firma da presidente di Federchimica il rinnovo del contratto, «derogando – racconta – dal contratto nazionale ma senza uscire da Confindustria». Probabile che abbia strappato qualcosa in più ai tempi della crisi, ma siamo sempre all’estremità  opposta di Marchionne. Per il quale, Squinzi si è detto comunque pronto a fare ogni esperimento possibile per riportare la Fiat in Viale dell’Astronomia. 
Fra i 93 voti a favore contro gli 82 per l’avversario, il candidato designato ha potuto contare trasversalmente sul tifo (e sul voto, perché sono ancora in Confindustria, al contrario del Lingotto) dell’Assolombarda, dell’associazione siciliana come dei big dei gruppi pubblici, da Fulvio Conti dell’Enel a Paolo Scaroni dell’Eni. Anime così doverse che, per gestire i prossimi quattro anni, a Squinzi serviranno doti di grande più che di piccolo chimico, per dosare bene cosa mettere sul piatto e mescolare.
Al denaro, all’amore e al cielo si devono le sue passioni che riesce a sposare insieme. Ha un aereo personale ma giurano di averlo visto in metropolitana a Milano, ha orecchio per la lirica e le urla da stadio, essendo presidente del Sassuolo calcio che quest’anno intravede una storica promozione in serie A. Andasse male, non è detto però che possa rifarsi con il Milan, di cui è tifoso. C’è da pedalare, insomma, e infatti ama anche il ciclismo. Alberto Morselli, segretario generale dei chimici della Cgil, dice di lui che è «un gentiluomo, duro nelle trattative ma uno che rispetta la parola data». Per Pierluigi Bersani, segretario Pd, è uomo di «grande equilibrio». «Sarò il presidente di tutti», dice Squinzi riferendosi alla Confindustria. Ma è ancora senza formula.

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