Finmeccanica conferma il rosso a 2,3 miliardi

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MILANO – Una svalutazione sanguinosa, ai livelli massimi previsti dalle stime degli analisti, per una perdita che per il 2011 è stata confermata a 2,3 miliardi. Per mettere un punto a capo su tutto il recente passato di Finmeccanica: una discontinuità  che l’amministratore delegato Giuseppe Orsi non ha esitato a definire «strategica, industriale ed etica». Oltre a promettere che la ristrutturazione avverrà  senza ricorso ad aumenti di capitale e che già  dal 2012 ci sarà  il ritorno all’utile.
Un’abbondanza di aggettivi che conferma la linea di condotta fin qui tenuta dall’ex numero uno di AgustaWestland, il leader del settore elicotteristico, chiamato nell’autunno scorso alla guida del gigante delle partecipazioni statali finito in una profonda crisi. Sia per i risultati economici sia per il coinvolgimento in più di una inchiesta giudiziaria che ha portato alla dimissioni del suo predecessore Pier Francesco Guarguaglini.
Come nelle attese, Orsi ha imposto la sua linea anche su chi in azienda (un partito che sarebbe rappresentato dal direttore generale Alessandro Pansa) avrebbe voluto un impatto più contenuto delle svalutazioni. Finmeccanica ha così chiuso il 2011 con una perdita pari a 2,3 miliardi, «dovuta a fenomeni eccezionali e oneri non ricorrenti per 3,2 miliardi», a fronte di un utile netto di 557 milioni del 2010. I ricavi, aggiunge una nota del gruppo, sono calati del 7% a 17,3 miliardi, in particolare per i settori elettronica per la difesa e sicurezza, energia e trasporti; gli ordini sono scesi a 17,4 miliardi (-22%) in calo per elettronica per la difesa, trasporti ed elicotteri, mentre il portafoglio ordini è di 46 miliardi (-5%), che assicura oltre due anni e mezzo di produzione. Il margine operativo lordo è negativo per 216 milioni, gli ordini sono diminuiti del 22% a 17,4 miliardi. Stabile l’indebitamento finanziario, pari a 3,44 miliardi, a fronte dei 3,13 miliardi di fine 2010.
Fino a qui i conti del passato. Per il futuro, Finmeccanica stima per il 2012, «a parità  di perimetro», ricavi compresi tra 16,9 e 17,3 miliardi e un mol rettificato che tornerà  positivo a 1,1 miliardi. «La ristrutturazione – ha confermato Orsi – sarà  pulita, senza aumento di capitale, bad company o richieste di risorse agli azionisti e quindi ai tax payers». 
I dati di bilancio ieri sono stati comunicati a Borsa chiusa, ma per tutta la giornata il titolo è stato ben comprato in Borsa, fino a chiudere in crescita del 10,8%. I conti, però, c’entrano relativamente. Gli acquisti sono arrivati su voci di un interessamento del gruppo giapponese Hitachi si Ansaldo Breda e Sts. Sul tema, Orsi si è trincerato dietro un no comment. Ma ha confermato che la società  che produce treni «rientra nel novero delle aziende da dismettere» e che queste dismissioni saranno realizzate «entro l’anno». Il direttore generale Pansa, per parte sua, ha detto di essere «più fiducioso» di qualche mese fa sul fatto che il piano del gruppo di dismissioni di asset per un miliardo sarà  realizzato entro il 2012.
Confermata la fusione delle aziende dell’elettronica per la difesa Selex sistemi integrati, Selex Galileo e Selex Elsag, dove ci sarà  una ristrutturazione che porterà  a riduzione di personale. «Quando il piano sarà  pronto verrà  presentato ai sindacati e vedremo di fare con loro un accordo come è già  avvenuto in Alenia Aermacchi e in Ansaldo Breda», ha assicurato Orsi.


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