by Editore | 18 Marzo 2012 10:46
Chi c’era ancora oggi ricorda con un groppo in gola quella notizia che fece saltare il palinsesto di Radio Popolare e segnò per sempre la storia dei movimenti, e della sinistra, in questa città : «Sono le 21,17 interrompiamo le trasmissioni per una notizia che ci è appena arrivata…». Era il 1978, il paese era letteralmente squassato dalle notizie. Due giorni prima la Brigate Rosse avevano rapito Aldo Moro. Fausto e Iaio stavano tornando a casa quando all’altezza di via Mancinelli sono stati affrontati e uccisi da tre persone vestite con un trench bianco. Sparano, agiscono velocemente, raccolgono i bossoli, sono professionisti. Sono fascisti, il resto è storia e memoria di una città , e questo piccolo rito che sempre si rinnova ogni 18 marzo è ancora in grado di ridare calore a quel sentimento di giustizia e fa di Milano la città più visceralmente antifascista d’Italia. Diverse generazioni hanno imparato a dire che «Fausto e Iaio erano due giovani come noi», e adesso lo si può affermare senza alimentare sciocche polemiche, con una giornata di festa che per la prima volta viene «benedetta» da Palazzo Marino. Il luogo della commemorazione è piazza Durante, il sindaco Giuliano Pisapia interviene alla cerimonia di intitolazione dei giardinetti. Ma il programma è molto più fitto. Si comincia con dei giochi per i bambini, si balla con la Banda degli Ottoni, a seguire letture a cura della «persone libro» e le testimonianze di Radio Popolare. In più, mostra storica su Fausto e Iaio a cura del liceo artistico Hajech e passeggiata finale per le vie del quartiere. Quasi inutile aggiungere che il centro sociale Leonvacallo partecipa all’iniziativa, se non fosse che proprio in questi giorni si sta ridiscutendo della sua regolarizzazione a quasi un anno dalla «rivoluzione arancione» che ha spazzato il centrodestra. Lo conferma lo stesso portavoce Daniele Farina. «La presenza del sindaco Pisapia alla intitolazione dei giardini a Fausto e Iaio – spiega – è un segno importante, dimostra che la distanza che c’ è stata per tanti anni si è finalmente saldata». La soluzione sembra molto vicina grazie a un accordo tra la giunta di Milano e la proprietà dell’area occupata di via Watteau (la famiglia Cabassi) che da anni vuole un risarcimento per aver concesso quegli spazi al centro sociale più famoso d’Italia.
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