Evie, l’ex tata di Obama: “Un trans, ma lui non l’ha mai saputo”

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NEW YORK – Quando Evie, la bambinaia di Menteng, scoprì sul giornale che quel piccino curato da piccolo in un sobborgo di Giacarta era diventato presidente degli Stati Uniti d’America, non volle credere ai suoi occhi. Ma neppure Barack Obama ha creduto alle sue orecchie quando gli hanno raccontato che chi si prendeva cura di lui era in realtà  un transessuale. «Era così piccolo – dice Evie – e io non ho mai indossato abiti femminili davanti a lui. Però mi vedeva provare il rossetto di mamma: e moriva dal ridere».
La storia di Evie è rimasta un segreto per tutto questo tempo perché in segreto Evie ha vissuto negli ultimi vent’anni la sua sessualità . «Ho sempre saputo dentro di me di essere una donna: ma non volevo morire così». La confessione ai giornalisti dell’Associated Press che l’hanno scovata ha una spiegazione tragica: la persecuzione che omosessuali e transgender hanno dovuto sopportare in Indonesia e che l’intolleranza del primo paese musulmano al mondo continua ad alimentare. «Se non vogliono curarsi medicalmente e religiosamente» dice il capo del consiglio degli Ulema «accettino il loro destino di essere ridicolizzati e perseguitati». 
Evie ha dovuto accettare anche di più: la sua migliore amica bastonata a morte e lei stessa torturata, i lunghi capelli tagliati e le braccia e le mani marchiate dalle sigarette spente dai quei mostri sul suo corpo. Così un bel giorno ha preso i vestiti da donna, il rossetto e il resto, li ha buttati in due scatoloni e sepolti per sempre: tornando a essere il signor Turdi.
Come sono lontani i tempi felici di Menteng. Solo una donna aperta e curiosa come Ann Dunham, l’antropologa americana che aveva seguito in Indonesia il suo secondo marito, Lolo Soetoro, poteva fregarsene delle malelingue e dare lavoro a quel cuoco dalla personalità  irrequieta. Galeotta fu una bistecca col riso fritto che l’ex signora Obama – l’ex marito già  smammato via nella sua Africa – assaggiò a casa di amici. Lo scrive anche David Remnick, il direttore del New Yorker, nella monumentale biografia Obama, che «Ann e Lolo conducevano una vita confortevole a Giacarta: grazie al basso costo del lavoro potevano permettersi di avere qualcuno che facesse la spesa e cucinasse, qualcuno che si occupasse della casa». Quel qualcuno era un transessuale: che per due anni si prese anche cura del bambino che, diventato presidente, avrebbe poi nominato il primo funzionario transgender della storia degli Stati Uniti.


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