Eurispes: 540 miliardi di ”sommerso” come ammortizzatore della crisi
Paradossalmente, quindi, il lavoro nero diventa uno strumento per far quadrare i conti a fine mese e l’evasione fiscale e’ spesso un modo per sopravvivere. Uno dei mezzi principali per affrontare la crisi e’ proprio l’economia sommersa: il cui valore e’ stimato dall’Eurispes in 540 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 35% del Pil ufficiale (‘il nostro sommerso equivale ai Pil di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messi insieme’).
Nel giugno del 2007 l’Agenzia delle Entrate con una propria analisi ha confermato le stime dell’Eurispes quantificando l’evasione fiscale in 270 miliardi di euro. Tale cifra corrisponde alla stima elaborata dall’Istituto nel 2006 che calcolava, considerando il Pil a circa 1.500 miliardi, un sommerso pari al 33,3%, cioe’ circa 500 miliardi, ed una conseguente evasione fiscale pari a poco piu’ del 50% del sommerso, ovvero piu’ di 250 miliardi di euro. L’Eurispes ha aggiornato le proprie stime calcolando come l’economia sommersa nel nostro Paese abbia generato nel 2010 almeno 529 miliardi di euro, segnando un consistente aumento rispetto all’anno precedente. Secondo le rilevazioni, il 53% dell’economia non osservata e’ rappresentato dal lavoro sommerso, il 29,5% dall’evasione fiscale ad opera di aziende e imprese ed il 17,6% dalla cosiddetta economia informale. Per quanto riguarda il flusso di denaro generato dal lavoro sommerso, le stime si attestano a 280 miliardi di euro circa.
È stato ipotizzato che almeno il 35% dei lavoratori dipendenti sia ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Questo vuol dire che sono almeno 6 milioni i doppiolavoristi tra i dipendenti che, lavorando per circa 4 ore al giorno per 250 giorni, producono annualmente un sommerso di 90.956.250.000 euro.
Lo stesso calcolo e’ stato applicato agli immigrati irregolare per i quali si stima un sommerso di 10 miliardi e mezzo di euro, e agli immigrati con regolare permesso di soggiorno che lavorano in nero, per i quali si stima un sommerso di 12 miliardi di euro. In Italia su un totale di 16,5 milioni pensionati, circa 4,5 milioni hanno un’eta’ compresa tra 40 e 64 anni. È plausibile ritenere che all’incirca un terzo di essi lavori in nero. A questo terzo si aggiungono altri 820.000 pensionati tra gli ultrasessantacinquenni, ma evidentemente ancora attivi, che vanno a formare, secondo le stime Eurispes, i 2.320.000 di pensionati italiani che producono lavoro sommerso. Ipotizzando che questi 2,3 milioni di individui lavorino per 5 ore al giorno, con un compenso orario medio di 15 euro, si ottiene un volume complessivo pari a 43,5 miliardi di euro. Altra categoria che sfugge ai dati ufficiali e’ rappresentata dalle casalinghe che nel nostro Paese sono almeno 8,5 milioni (ulteriori 12,6 miliardi di euro di sommerso). Ai 280 miliardi di euro circa derivanti dal lavoro sommerso si aggiungono 156 miliardi di euro di sommerso generato delle imprese italiane. È stato possibile stimare questo dato basandosi sulle operazioni condotte dalla Guardia di Finanza: su oltre 700mila controlli effettuati presso le imprese sono stati riscontrati 27 miliardi di euro di base imponibile sottratta al fisco.
Esiste inoltre una terza porzione di sommerso che si annida ad esempio nel mercato degli affitti (in particolare immigrati, studenti e lavoratori fuori sede) e che con 93 miliardi di euro rappresenta una fetta consistente dell'”altra economia”. In conclusione, sommando le tre economie nascoste, quella prodotta sul mercato del lavoro e quella derivante dalle imprese con l’economia che e’ stata definita “informale”, e’ stato possibile quantificare per il 2010 il valore totale dell’economia sommersa in Italia pari a 529.556.250.000 euro (per il 2011 il volume stimato del sommerso e’ di 540 miliardi di euro). (DIRE)
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