Eni lascia il gas portoghese venduto il 5% di Galp Energia

by Editore | 30 Marzo 2012 6:25

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MILANO – Eni trova il filo nella matassa Galp, azienda di petrolio e gas portoghese di cui nel 2000 il gruppo di San Donato rilevò il 33,3%. Con un’intesa anticipata rispetto ai tempi, la major italiana cederà  ad Amorim Energia un 5% di Galp entro 150 giorni, a un valore stimato circa 600 milioni. A vendita avvenuta, Eni cesserà  di essere socia del patto parasociale a tre fra l’imprenditore portoghese Amorim e la banca Cgd (che ha l’1%). Così, svincolata dalle prelazioni, potrà  cedere sul mercato un altro 18% del gruppo quotato a Lisbona. Ceduto quel 18%, gli italiani potranno infine vendere il restante 10,3%: un 5% ancora ad Amorim, che ha un’opzione d’acquisto per sé o compratori da lui scelti; sull’ultimo 5,34% (o su tutto il 10,3% se l’opzione non venisse esercitata) Amorim ha la prelazione a comprare, o a designare un compratore.
Dodici anni fa l’ad Vittorio Mincato, in una delle sue prime acquisizioni, pensava di annettere la preda entro un anno, approfittando del processo di privatizzazione della società  statale portoghese. Ma negli anni seguenti Lisbona ha “fatto sistema” per contrastare gli italiani, ed Eni si è trovata in un groviglio di patti e veti che ne hanno messo alla prova i nervi, e le hanno impedito finora di gestire attivamente, o vendere, la quota nella società . Tuttavia il decennio “di mercato” della Galp ne ha moltiplicato i ricavi (attualmente a 16 miliardi) e la capitalizzazione (9,5 miliardi). Pertanto l’uscita siglata ieri, in anticipo sulla scadenza di un patto parasociale che vincolava i soci fino a metà  2014, prepara la strada per una plusvalenza: la quota, pagata 900 milioni, oggi è stimabile almeno 3,3 miliardi. Fondi preziosi, che serviranno al Cane a sei zampe a spingere gli investimenti miliardari (59 nel solo quadriennio 2012-2015) nei numerosi e onerosi sviluppi di pozzi e ricerche di idrocarburi che la società  ha in cantiere. «Sono molto soddisfatto dell’accordo – ha detto l’ad Eni, Paolo Scaroni – perché ci permette di massimizzare il valore della nostra partecipazione con maggiore flessibilità . Galp è stato finora un investimento di successo», anche se non più strategico per la società . «Il nostro focus è comunque orientato alla gestione diretta di asset che riteniamo possano creare valore per gli azionisti».
Mentre si disimpegna dal Portogallo, Eni attende di sapere i destini del suo 52% di Snam, che per legge dovrà  vendere entro settembre 2013. Scaroni e i suoi azionisti vorrebbero essere pagati in contanti (circa 7 miliardi, che il manager vorrebbe dirottare sui nuovi, più allettanti progetti upstream come quello del gas in Mozambico), ma temono uno scorporo societario senza passaggio di denaro. Ieri il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha aperto uno spiraglio per loro: «La separazione Snam-Eni entro la legislatura è nelle nostre intenzioni: bisogna avere certezza di fare un’operazione amica del mercato, da condurre nel modo migliore. Il meccanismo che abbiamo in mente rende gestibile, e direi evitabile, il passaggio di Snam in mani straniere».

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