Eccellenze e disastri, ecco la classifica degli ospedali

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ROMA — In Campania le cliniche private dichiarano che un numero straordinario di neonati, il 20% contro una media nazionale del 6%, si presentano all’appuntamento con la nascita in posizione fetale sbagliata, cioè con i piedi. Così giustificano il troppo frequente ricorso ai tagli cesarei, specialità  napoletana. 
Palermo vanta invece il record di ricoveri per gastroenterite pediatrica, tipici imbarazzi intestinali dell’infanzia, che richiederebbe soltanto semplici cure domestiche. Il territorio è sguarnito così per banali emergenze si corre in ospedale. Ancora. Nel Lazio funzionano la bellezza di 26 centri di colicistectomia endoscopica, con altrettanti primari. Il più grande, l’Umberto I di Roma, produce 95 interventi l’anno, gli altri arrivano a poche unità . Costi quadrupli in una regione con un deficit miliardario. 
Spulciare il «Rapporto sulla valutazione degli esiti», reso accessibile a certe categorie di professionisti dal ministero della Salute che lo ha finanziato, significa anche poter contare le mille pecche di una sanità  fatta di eccellenze e disastri. Non è questo l’obiettivo principale del rapporto consultabile sul web. Regioni, Asl e società  scientifiche possono trarne materia di confronto oltre che stimoli per risalire la china e riorganizzare le attività  in perdita. 
Arriverà  un catalogo più semplice per i cittadini. Pagine Gialle dove ciascuno potrà  verificare il rendimento delle strutture e scegliere con la guida del medico dove operarsi. L’epidemiologo Carlo Perucci che ha curato l’opera presso l’Agenzia per i servizi sanitari Agenas diretta da Fulvio Moirano raccomanda di non parlare «di classifiche, graduatorie e giudizi. E’ uno strumento di valutazione a supporto di programmi clinici e organizzativi per il miglioramento, l’efficacia e l’equità  del servizio sanitario». L’ultima versione pubblicata su internet riguarda il 2010. Analizzate le schede di dimissione dei malati di 1.475 aziende. Le prestazioni sanitarie prese come indicatori sono 46. Artroscopia del ginocchio, chirurgia oncologica del polmone, tagli cesarei, sostituzione di valvole e bypass. 
Si scopre ad esempio che per quanto riguarda l’angioplastica entro 48 ore dall’infarto la situazione è drammaticamente variabile. A Ravenna, Firenze-Careggi, Avellino-Moscati (tre citazioni tra tante realtà  virtuose) un paziente ha buone probabilità  di essere operato nei tempi. Ad Aversa, Macerata o Catania serve fortuna perché solo dai 2 ai 5 su 100 non subiscono ritardi. Se proprio ci si deve fratturare il femore è meglio scivolare a Varese, dove quasi sempre entro due giorni entri in camera operatoria, che a Frosinone dove l’attesa nel 95% dei casi è più lunga. 
Ricoveri impropri per durata? All’Humanitas per una colicistectomia laparoscopica il ricovero inferiore a 4 giorni è la normalità , in molti centri del Sud un’eccezione. Moirano è sicuro che il sistema degli esiti online porterà  un miglioramento: «I direttori generali che producono dati negativi dovranno per forza tentare il recupero. E anche per i medici sarà  uno stimolo». In Usa e in Gran Bretagna la pubblicazione delle performance è una realtà  consolidata. In Italia il prossimo passo sarà  quello di valutare anche l’attività  dei chirurghi.


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