by Sergio Segio | 7 Marzo 2012 17:14
ROMA – Le lavoratrici con disabilità sono facilmente vittime di fenomeni di segregazione nel mercato del lavoro e la cura per la loro salute e sicurezza sul lavoro non sembra riuscire ad andare oltre la scontata e ovvia necessità dell’abbattimento delle barriere architettoniche sul posto di lavoro. A sostenerlo è l’Anmil nel rapporto “Donne, lavoro e disabilità : fra sicurezza e qualità della vita”, reso noto oggi alla vigilia della Giornata della donna. “La tutela della salute e sicurezza sul lavoro delle persone disabili – scrive l’Associazione nazionale mutilati invalidi del lavoro – sembra ancora ad oggi limitarsi alla necessità di abbattimento delle barriere architettoniche e alla predisposizione di piani di evacuazione e sicurezza ad hoc: nelle norme di settore non sembra ancora delinearsi un approccio improntato ai criteri di accessibilità ed inclusività che tenga conto delle differenze di genere e del loro impatto sull’organizzazione del lavoro e della qualità della vita dell’individuo disabile”.
“In Italia – continua il rapporto – manca ancora quel concetto di progettazione edilizia, ampiamente utilizzato e conosciuto in ambito internazionale, che prende il nome di universal design e che attribuisce all’accessibilità un ruolo fondamentale, per non dire primario, già in fase di progettazione di edifici. Peraltro, dice l’Anmil, molti datori di lavoro disattendono quanto previsto dalla normativa vigente”. “Sotto il profilo occupazione, complice la crisi – si legge nel rapporto – l’integrazione delle persone disabili nel mondo del lavoro presenta non pochi problemi di effettività delle tutele”. Uno dei problemi messi in evidenza è quello dell’attestazione di “persona invalida al lavoro” (legge 68/99), rilasciata solo in presenza di un grado di invalidità superiore al 33% accertata dall’Inail secondo tabelle medico-legali allegate al Testo Unico su salute e sicurezza (2008) e non secondo quelle attualmente vigenti. Questo però sta creando molti problemi interpretativi, afferma l’Anmil, che chiede una modifica normativa che permetta l’aggiornamento dell’attestazione con utilizzo delle tabelle in vigore e con soglia inferiore al 33%.
Dal punto di vista statistico, secondo dati Inail nel 2010 si sono manifestate fra le lavoratrici italiane 12653 malattie correlate all’attività lavorativa: la gran parte (oltre 10mila) sono malattie osteo-articolari e muscolo tendinee, seguite a grande distanza (fra i 130 e i 300 casi) da malattie cutanee, malattie respiratorie, ipoacusie da rumore, tumori.
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