Dell’Utri e la storia, un bel corpo a corpo
Altri tempi, certo. Ma intanto: con una discreta telefonata alla sede di Bolaffi, dove si battevano all’asta brani di letteratura brigatista (periodo 1974-1978, compreso il caso Moro e il gerundio più famoso del mondo «… eseguendo la sentenza…»), Marcello Dell’Utri si è aggiudicato il prestigioso lotto. Un pezzettino di storia d’Italia ciclostilato che finirà ora tra le carte del “bibliofilo” Dell’Utri, una bella metafora italiana. La sindrome del collezionista, si sa, è una brutta bestia, una febbre. Ma Dell’Utri non ha solo quella, di febbre. Ha anche il sacro fuoco di pasticciare con la storia, un corpo a corpo furibondo in cui spesso ha la peggio. Così userà quei volantini per «una mostra sul tema del Sessantotto come motore di quel che ha provocato, comprese le Br». Divertente trovata. Come storico, del resto, Dell’Utri ha dato già le sue belle prove, per esempio facendo pubblicare da Bompiani l’incredibile patacca dei falsi diari di Mussolini, che la casa editrice, forse preda di un’insolazione, ha mandato in libreria con la dicitura “veri o presunti”, applauso per il rigore editoriale. I volantini Br, invece, sono veri, e Dell’Utri li utilizzerà per dimostrare che il ’68 ha prodotto alcuni tra i più gravi mali del mondo, tra cui la contestazione, le Br, lo tsunami giapponese e l’aviaria. Un affarone.
Del resto 17.000 euro non sono molti per uno che ha appena venduto per ventuno milioni una villa che ne vale dieci. Acquirente, il suo amico Silvio Berlusconi: un affare sospetto su cui la magistratura vorrebbe veder chiaro. Sui volantini Br, invece, nessun mistero: Marcello Dell’Utri giocherà all’allegro storico come i ragazzini giocano all’allegro chirurgo. Prendendo un pezzo di storia italiana, densa, complicata e dolorosa, e usandola per le sue teorie un po’ bislacche. Magari chiedendosi come mai quei volantini non contengono nemmeno uno spot, una riga di pubblicità . Che scandalo, avrà pensato: colpa del ’68.
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