Debito record, ma lo spread scende ancora

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ROMA – A gennaio il debito pubblico sale al record di 1.935,8 miliardi di euro: in un mese l’aumento è di 37,9 miliardi. Lo spread però continua a scendere: ora è a quota 289. La Bce plaude: tra i paesi euro, l’Italia è quello dove questo differenziale è calato di più, ben 166 punti tra novembre e marzo e nonostante le bocciature delle agenzie di rating. Il calo coincide proprio con l’era Monti che commenta: «Non mi interessa il gioco delle attribuzioni dei meriti, speriamo solo di consolidare i risultati». E comunque, nulla c’entrano con questa performance le maxi-aste Bce. Tensioni invece nello spread del Portogallo. 
Non capita tutti i giorni che l’Eurotower si complimenti con un paese, menzionandolo. Naturalmente il plauso s’accompagna ad una raccomandazione che vale per tutti, Italia compresa: «Resta urgente la necessità  di ulteriori progressi sul versante del risanamento, pur avendo fatto i governi molti passi avanti». Per quest’anno è prevista una «graduale ripresa», sia pure densa di «rischi». Preoccupa la disoccupazione al 10,7%, il top da quindici anni. Sono riviste al ribasso le previsioni sul Pil 2012: tra -0,5% e +0,3%. 
Tra i rischi, secondo gli esperti, c’è di nuovo il Portogallo: lo spread del paese con il bund tedesco vola oltre quota 1200; sono in fibrillazione i cds, le assicurazioni contro il default. C’è il timore che anche Lisbona debba ristrutturare il proprio debito come ha fatto la Grecia e che le servano nuovi aiuti. Non a caso il Commissario Ue, Olli Rehn avverte il governo che gli sforzi di risanamento «non sono ancora finiti»; servono interventi sulla gestione della spesa pubblica, sulla sanità  e sulle aziende statali da privatizzare. Anche le ex colonie Angola e Brasile sono andate in soccorso di Lisbona, con importanti investimenti. 
Poi c’è la Grecia: dopo l’accordo con i creditori, il cosiddetto swap, ieri Atene ha avuto gli attesissimi aiuti (28 miliardi) sbloccati dal Fmi. Di questi, 1,65 saranno versati subito per consentire al paese di rispettare le scadenze di marzo. Eppure Standard & Poor’s resta cauta confermando, a differenza di Fitch, il «defaul parziale» per il rating sovrano fino a che l’operazione-swap non sarà  conclusa; assegna invece il giudizio CCC ai nuovi titoli emessi da Atene. 
L’Italia per adesso sembra al riparo: la stessa Banca d’Italia promuove l’azione di risanamento del governo. Così lo spread scende e vede anche i minimi da agosto; la Borsa di Milano, in linea con il resto d’Europa, guadagna lo 0,85%. I mercati non paiono preoccuparsi neppure del boom del debito pubblico, con i suoi 37,9 miliardi di aumento a gennaio: un incremento che riflette l’accumulo delle disponibilità  del Tesoro presso la Banca d’Italia e che è «normale in questo periodo», secondo via Nazionale. Sempre a gennaio il fabbisogno s’attesa a 4 miliardi, più 1,5 rispetto sullo stesso periodo del 2011. Gli operatori restano indifferenti anche alla previsione di questi esperti su un nuovo, probabile calo del Pil nel primo trimestre. Sul piano globale, le Borse sono spinte dai dati macro degli Usa, dai prezzi alla produzione alle richieste di disoccupazione, inferiori alle attese. Wall Street è sostanzialmente stabile ma sui massimi dell’anno.


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