De Mistura: “Almeno due mesi per riportare a casa i marò”
TRIVANDRUM – Ci vorrà tempo per riportare in Italia i marò incarcerati, questo ormai è chiaro.
«Forse anche un paio mesi, vedremo», dice il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che dal 21 febbraio è in India per seguire il caso. «Ci vorranno da6a 12 mesi solo per il processo», diceva invece il chief minister dello stato Kerala. De Mistura si prepara a rientrare in Italia, per consultazioni con il premier Monti e con Terzi, che ieri ha evocato i «diversi errori commessi» dicendo che «in nessun caso la nave doveva entrare in acque indiane». De Mistura incontrerà le famiglie dei due marinai e soprattutto lavorerà alla nuova fase politica, diplomatica e giudiziaria ormai aperta fra Italia e India. Si allontana da qui anche perché fra poco ci sono le elezioni suppletive nel Kerala,e il governo italiano non vuole essere accusato di interferenze.
Ma De Mistura parte soprattutto perché, “stabilizzata” la situazione dei due marò in carcere, la partita giudiziaria si complica, e richiede nuove riposte politiche.
In queste ore infatti, fra Trivandrum e Roma, sono rimbalzate informazioni sulla perizia balistica dei proiettili sparati dai fucili dei marò e su quelli ritrovati nel corpo dei pescatori. Uno di questi ultimi proiettili sarebbe «compatibile con il calibro Nato 5,56», dicono fonti attendibili. Fino a che non sarà stato reso noto il verbale finale della polizia indiana e non leggeremo le contro-deduzioni italiane, la partita tecnica sarà ancora lunga. Ma se questa indicazione venisse confermata, l’atteggiamento del governo italiano sicuramente dovrebbe cambiare: la responsabilità dell’incidente, per quanto involontario, si avvicinerebbe ancora di più alla petroliera Lexie. La delegazione italiana in India, rispettando le regole imposte da De Mistura, non ha né smentito, né confermato la notizia sul calibro 5,56: diplomatici e militari invitano anzi i giornalisti al silenzio per rispettare il patto di discrezione stretto con le autorità indiane. Ma molti cronisti indiani ormai sono sulle tracce della perizia, e già la settimana scorsa le prime anticipazioni sul proiettile estratto dal corpo di Valentine Jelestine parlavano di «possibile calibro Nato». Adesso un elemento in più sarebbe il paragone fra le striature sui proiettili sparati nel laboratorio balistico di Trivandrum e quelle sull’ogiva estratta dal corpo di Jelestine. De Mistura, che in questi giorni non si è mai spostato dall’India, sulle perizie aveva detto di avere un atteggiamento di «ambiguità costruttiva»: come dire che le informazioni sui proiettili dovevano essere lasciate vaghe per provare a dar tempo alla diplomazia e alla politica di lavorare: «La verità può essere anche a metà strada, non è chiaro cosa avremo nel referto della perizia». Senza quindi addentrarci nelle alchimie relative ai calibri dei proiettili e senza fare paragoni fra armi della Marina italiana e quelle di altri eserciti del mondo intero, registriamo i passaggi politici che De Mistura sta mettendo a punto. Tornerà a Roma per vedere Terzi, Di Paola ma anche Monti e Napolitano (che è fra l’altro è comandante supremo delle forze armate). Con Terzi e Di Paola il sottosegretario ha concordato che poi sarà in Puglia per incontrare le famiglie. Il ministero degli Esteri non sguarnisce la squadra in India, e così a Trivandrum arriveranno l’ambasciatore d’Italia Giacomo Sanfelice e il direttore generale per l’Asia della Farnesina, Andrea Perugini. A Roma poi il sottosegretario proverà ad affrontare un altro tipo di problema: ieri mattina il capo del carcere di Trivandrum, gli ha fatto vedere la copia del Times of India in cui, in prima pagina, c’era un articolo sulla Destra che invita a boicottare i ristoranti indiani in Italia. Nell’articolo, in verità , un esponente della Destra dice: «vogliamo solo protestare, non boicottare gli indiani». Ma l’effetto è stato comunque quello di innervosire i carcerieri indiani. “Cos’è questa roba?”, hanno chiesto, e gli italiani hanno risposto “frange marginali, che non rappresentano il popolo italiano”. Tanto che gli stessi ufficiali di Marina e dei Carabinieri qui in India parlano di «speculazioni che danneggiano solo i nostri due marò, e che se continuassero potrebbero davvero rendere la loro prigionia più pesante». Ma il governo Monti ha un altro problema da risolvere: la Enrica Lexie, alla fonda al largo di Kochi e presidiata dalla polizia.
Comandante, equipaggio e fucilieri del San Marco non possono partire: ogni giorno le autorità indiane scoprono un timbro mancante sui documenti o un’ispezione in più da compiere.
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