Dall’esperienza della maternità  uno sguardo diverso sul mondo

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Adrienne Rich è morta l’altroieri a Santa Cruz, California, per cause legate all’artrite reumatoide di cui aveva sofferto per quasi tutta la vita. Nata nel 1929 a Baltimore – il padre era un patologo, professore all’università  Johns Hopkins, la madre era stata un’affermata pianista che aveva rinunciato alla carriera per la famiglia – appena ventunenne Rich vinse lo Yale Young Poets Award, e nel 1951 pubblicò A Change of World, con la prefazione di W.H. Auden. Laureatasi a Radcliffe, nel 1953 sposò Alfred Conrad, economista e docente a Harvard, da cui ebbe tre figli. L’esperienza della maternità  significò per lei anche un diverso sguardo sul mondo e sul suo essere donna, e dopo il trasferimento a New York negli anni Sessanta divenne attiva nei movimenti di protesta contro la guerra nel Vietnam e poi nel femminismo; il rapporto con il marito prese a incrinarsi, mentre la sua scrittura poetica cominciava a modificarsi – un cambiamento già  visibile in Snapshots of a Daughter in Law (1967) e assai evidente nelle raccolte Necessities of Life (1966), Leaflets (1969), e The Will to Change (1971) – assumendo toni di visionaria indignazione. Dopo la morte del marito nel 1970, nel 1976 Rich rese pubblico il proprio lesbismo e iniziò a vivere con la poeta, romanziera e saggista Michelle Cliff, sua compagna di vita fino all’ultimo; dello stesso anno è il volume di saggi Of Woman Born. Motherhood as Institution and Experience (Nato di donna, Garzanti, 1979), mentre di qualche anno precedente sono le poesie di Diving Into the Wreck (1973), forse la sua raccolta più lodata, per la quale le fu assegnato il National Book Award for Poetry, che non volle ritirare a titolo personale, convincendosi ad accettarlo solo insieme a Audre Lorde e Alice Walzer (anch’esse nella rosa delle candidature), in nome di tutte le donne la cui voce non può farsi sentire. Sempre attiva in politica e coerente con le sue idee, nel 1997 Rich rifiutò la National Medal of Arts, motivando la sua decisione in una lettera aperta all’allora presidente Clinton come protesta contro le crescenti diseguaglianze sociali e a salvaguardia della dignità  dell’arte, che non può farsi ornamento e legittimazione del potere; con altre e altri intellettuali e poeti, nel febbraio del 2003 non ha voluto prender parte a un convegno sulla poesia alla Casa Bianca per esprimere il proprio dissenso rispetto alla guerra in Iraq. Assai famosi, solo parzialmente tradotti in italiano (Segreti, silenzi, bugie: il mondo comune delle donne, La Tartaruga, 1982), sono i saggi di On Lies, Secrets, and Silence: Selected Prose, 1966-1978, in cui lucidamente affronta sia temi politici come il razzismo sia questioni di estetica femminista. Rich ha continuato a pubblicare con regolarità , soprattutto poesia ma anche saggistica, e troppo lungo sarebbe l’elenco di tutta la sua produzione; oltre a The Dream of a Common Language (1978) e A Wild Patience Has Taken Me This Far (1981), ricordiamo qui Your Native Land, Your Life (1986), Time’s Power (1988), e An Atlas of the Difficult World (1991), in cui Rich indaga esplicitamente la propria eredità  ebraica; Midnight Salvage (1999) che interroga, in termini personali e politici, il concetto di felicità  in una società ; The School among the Ruins (2004, premiato dal National Book Critics Circle) che guarda all’inizio del nuovo millennio, riproponendone aspetti significativi (lo sradicamento dell’emigrazione, la cosiddetta guerra contro il terrore e i suoi effetti). Del 2007 è Telephone Ringing in the Labyrinth, del 2009 A Human Eye. Essays on Art in Society, raccolta di saggi e recensioni; mentre è stata pubblicata l’anno scorso l’ultima raccolta di poesie Tonight No Poetry Will Serve. In italiano è uscito recentemente La guida nel labirinto (Crocetti, 2011).


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