Dall’ex acciaieria alla casa del Papa il Fai apre le porte dei gioielli d’Italia

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Il 24 e il 25 marzo apriranno le porte 670 sorprese capaci di meravigliare. Il pubblico atteso sfiora il mezzo milione di persone. Più di settemila i volontari mobilitati per l’apertura straordinaria dei beni monumentali. Sono i numeri della ventesima edizione delle Giornate di primavera del Fai (Fondo ambiente italiano), l’occasione per accorgersi di tesori abitualmente invisibili.
A Napoli si potranno visitare le catacombe di San Gennaro e superare le poderose mura del Convento delle Trentatré che per cinque secoli hanno isolato le monache di clausura, il cui numero non deve superare gli anni di Cristo, ancora oggi dotate di una ruota di legno come unico contatto con il mondo esterno. A Bologna si vedranno le Case Sempieri, un palazzo senatorio con tre stanze a volta affrescate da Agostino, Annibale e Ludovico Carracci in competizione tra di loro poco prima della separazione definitiva.
A Roma si spalancheranno i battenti di Villa Madama, il gioiello che il cardinale Giulio de’ Medici, futuro papa Clemente VII, fece realizzare ingaggiando Raffaello, Giulio Romano e Antonio da Sangallo, ma che prese il nome da Margherita d’Austria, detta Madama, che occupò la dimora dopo la morte di Clemente VII.
A Ranzo, in provincia di Imperia, si potranno vedere le Milizie Celesti, i 24 vestiti angelici realizzati nel Settecento, sul modello dell’abito militare romano, per i bambini che sfilavano nella processione del venerdì santo. A Milano si entrerà  nell’ex stabilimento delle acciaierie Ansaldo, un’imponente struttura di 20 mila metri quadrati che custodisce 60 mila costumi di scena. E a Sagliano Micca ci si accosterà  ai macchinari del 1897, ancora in funzione nel Cappellificio Cervo, unico depositario dell’antica arte dei mastri cappellai biellesi.
Un’offerta di fruibilità  dei beni culturali che cresce sul fronte delle fondazioni mentre gli investimenti pubblici continuano a diminuire e il degrado avanza. Come ricorda la presidente del Fai, Ilaria Borletti Buitoni, in un libro uscito ieri («Per un’Italia possibile»), dal 2008 i fondi per il ministero dei Beni culturali sono scesi del 23 per cento: stanziamo per la cultura una percentuale del Pil più bassa che in Francia o in Germania (0,23 per cento nel 2009, 0,21 per cento nel 2010, contro l’1,30 per cento della media europea e quasi il 3 per cento della Francia).
Di qui l’appello di Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fai, a bloccare scempi come la creazione di una discarica accanto a Villa Adriana, a Tivoli, e a sostenere la campagna del Fai inviando al 45504 un sms che vale due euro.


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