Dalla parte dell’Unità . Firme e diffusione per difendere un diritto

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L’ esclusione della Fiom e quindi de l’Unità  dalle fabbriche conferma come la Fiat stia instaurando un regime autoritario in cui chiunque dissente è espulso. In gioco c’è l’idea stessa di democrazia e per questo continuo a chiedere l’intervento del governo: batta un colpo e convochi Marchionne per far tornare noi e il vostro giornale negli stabilimenti». Maurizio Landini sta girando l’Italia in vista dello sciopero e della manifestazione di venerdì prossimo a San Giovanni a Roma. Spiega le ragioni del suo sindacato senza dimenticare il nostro giornale, accomunato nell’ostracismo di Marchionne: «Sono i nostri delegati che lo hanno sempre affisso nelle bacheche». Landini, martedì davanti alla Magneti Marelli di Bologna la Cgil manifesterà  a sostegno de l’Unità . «È un’iniziativa importante che abbiamo sollecitato. Però bisogna comprendere come la vicenda delle bacheche è dentro alla decisione della Fiat di escludere dalle fabbriche il più grande sindacato, la Fiom Cgil. L’attacco al sindacato e quello alla libertà  di stampa sono due facce della stessa logica, quella di costruire un contratto che espelle i lavoratori che non abbassano la testa. Quando ai tre lavoratori di Melfi Fiat dice di rimanere a casa “tanto vi paghiamo lo stesso”, nonostante una sentenza che arriva dopo altre tre che hanno riconosciuto l’azienda colpevole di comportamento anti-sindacale, quando i capi reparto in tutte le fabbriche del gruppo si trasformano in delegati sindacali tenendo assemblee per spiegare il contratto, quando i lavoratori per andare al bagno devono chiedere le chiavi specificando per quanti minuti si assenteranno, siamo davanti a una discriminazione così grande che chiama in causa non la Fiom, la Cgil o l’Unità , ma tutto il mondo del lavoro. E non solo». Per questo voi venerdì scioperate con lo slogan «Democrazia al lavoro». Da sindacalista che aria annusa in giro? Molti gioirebbero per un vostro flop… «In queste settimane stiamo incontrando innanzitutto i lavoratori metalmeccanici che stanno vivendo sulla loro pelle un attacco senza precedenti ai loro diritti. In più intorno alla Fiom vedo crescere un consenso sociale che tocca il mondo della cultura (a cui ho rivolto un appello ricevendo adesioni importanti) e dell’università . La nostra battaglia Fiom si lega con una richiesta di partecipazione dal basso, per un nuovo modello di sviluppo e di democrazia partecipata. Sul palco infatti daremo spazio ai precari, agli studenti, al movimento per l’acqua pubblica. Dai segnali che ho, comunque, sono sicuro che la manifestazione sarà  un successo». Il paragone, scontato, è quello con la manifestazione del 16 ottobre 2010. Il clima però è cambiato… «È cambiato il quadro politico. Non c’è più Berlusconi ed è evidente un indebolimento dei partiti che non considero positivo. Sul piano sociale invece la crisi è peggiorata e, soprattutto, quello che denunciavamo un anno e mezzo fa, il fatto che il contratto di Pomigliano non fosse un caso isolato ma l’inizio di un progressivo attacco ai diritti di tutti i lavoratori, si è sostanzialmente avverato: per questo abbiamo scelto la frase “Democrazia al lavoro”». Nel Pd intanto la partecipazione alla vostra manifestazione è diventata una questione delicata. Quanti esponenti crede che alla fine verranno in piazza con voi? «Spero e credo molti, naturalmente. Però posso dare una notizia: uno di loro parlerà  dal palco. Si tratta del presidente della Comunità  montana della Val di Susa Sandro Plano, che è del Pd e appoggia il movimento “No Tav”. Noi però abbiamo chiesto a tutti i parlamentari italiani ed europei di partecipare perché chi verrà  in piazza non starà  con la Fiom, ma appoggerà  la libertà  dei lavoratori di potersi scegliere il loro sindacato, la democrazia perché la Fiat sta attaccando direttamente la Costituzione e ogni parlamentare la dovrebbe difendere». Insisto, tanti esponenti Pd hanno annunciato la loro presenza… «Io credo che un partito che vuole essere alternativa al berlusconismo deve avere a cuore questi temi. Negli ultimi anni il Pd come tutta la sinistra ha ceduto troppo al mercato e, se devo denunciare una questione, credo che la principale sia che non c’è adeguata rappresentanza politica per il mondo del lavoro». Venerdì non ci sarà  Susanna Camusso che sarà  a New York per un impegno preso da mesi e concomitante con lo slittamento della vostra manifestazione. Ma con la Cgil in questo momento c’è grande sintonia. «Abbiamo avuto appoggio pieno per questa mobilitazione e sicuramente dal palco parlerà  un esponente importante della segreteria. Anche per quanto riguarda la trattativa sul mercato del lavoro la posizione della Cgil è giusta: l’articolo 18 non si tocca, gli ammortizzatori si possono allargare facendo contribuire tutte le aziende e tutti i lavoratori. E per i disoccupati e i giovani noi proponiamo un assegno di cittadinanza finanziato con la patrimoniale». Landini, in conclusione proviamo a essere ottimisti. Fra quanto rivredremo la Fiom e l’Unità  nelle fabbriche della Fiat? «Noi andiamo avanti e ci riusciremo. Andiamo avanti a chiedere a Fim, Uilm e Federmeccanica un’incontro sulla rappresentanza, a fare cause contro i soprusi della Fiat, a chiedere al governo di interventire». Quale via, quella sindacale, politica o giudiziaria, vede più efficace? «Cause a parte, che comunque porteremo avanti finché la Fiat non le rispetterà , fare il sindacalista è il mio mestiere e continuerò a farlo. Detto questo, una legge sulla rappresentanza serve e il governo la potrebbe emanare domattina, così come deve convocare Marchionne e chiedergli di rispettare le sentenze e imporgli di non andarsene dall’Italia».


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