Dalla famiglia alla religione: i valori degli italiani

by Sergio Segio | 13 Marzo 2012 11:59

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Non a caso, oltre il 56% degli intervistati e’ convinto che l’Italia sia il Paese al mondo dove si vive complessivamente meglio, con un aumento di quasi il 7% rispetto al 1988, anche in presenza di disagi organizzativi, mentre molto staccati come luoghi in cui e’ preferibile vivere secondo gli italiani sono i Paesi dell’Unione europea, il resto d’Europa, gli Stati Uniti e l’Australia, stridendo cosi’ con le tante graduatorie internazionali sulla qualita’ della vita che ci collocano nella zone medio-basse.

Moralita’ e onesta’ (55,5%) e rispetto per gli altri (53,5%) sono invece i valori guida indicati dalla netta maggioranza degli italiani come necessari per migliorare la convivenza sociale in Italia: non un generico richiamo al merito o all’asettica tecnicalita’ di metodologie valutative o, ancora, a uscite verticali, di reintroduzione forzata dell’ordine dall’alto; ma il lento, difficile, sofferto, condiviso impegno collettivo in una diversa quotidianita’ dei rapporti, fatta di maggiore responsabilita’ e rispetto. Piu’ del 50% degli italiani, poi, definisce “belli” i comportamenti tra le persone che non si conoscono, cioe’ quelle persone che si incrociano quotidianamente per strada, nei negozi, sugli autobus, rapporti quindi vissuti e percepiti come sostanzialmente positivi: e’ la forza di coesione che nasce nel riconoscere l’altro, nel cercare la solidarieta’ dell’altro. Una riscoperta, quella dell’altro, che riguarda pero’ una cerchia relativamente stretta di “prossimi”, mentre la collettivita’ piu’ ampia e in modo particolare la comunita’ nazionale restano sostanzialmente escluse dai sentimenti di fiducia e di responsabilita’ reciproca.

In altre parole, dal punto di vista etico, gli italiani non si fidano degli italiani, mentre tendono a fidarsi e a sentirsi responsabili, di chi gli sta piu’ vicino. Se chiediamo agli italiani quante siano le persone attente al bene comune nel nostro Paese, solo l’11,7% ritiene che siano la maggioranza, per il 35% sono circa la meta’, e per il 52% sono meno della meta’ o un’esigua minoranza. Ma quando la domanda fa riferimento ad esperienze direttamente vissute e conosciute, la percezione della bonta’ delle persone aumenta: nel proprio comune di residenza il 17,2% dei cittadini pensa che le persone attente al bene comune siano la maggioranza e per il 38,8% sono circa la meta’. Restringendo ancora di piu’ il campo si scopre che il 44,5% ritiene che tra i propri conoscenti le persone attente al bene comune siano la maggioranza e solo il 18,9% pensa che siano meno della meta’ o un’esigua minoranza. Piu’ sono lontane e piu’ le persone ci paiono inaffidabili, ma quando poi sono quelli che incontriamo tutti i giorni non possiamo non riconoscere che l’attenzione al bene comune sia un’attitudine molto piu’ diffusa di quel che si potrebbe credere. Prova ne e’ che quando la domanda interpella l’italiano sul suo comportamento personale, il 35,8% si dice sempre pronto a prendersi cura del bene comune, un dato questo che forse ha una componente di eccessiva considerazione di se’, ma che se non altro denota una forte tensione, un radicato desiderio di sentirsi migliori; e’ un sentimento che, in qualsiasi circostanza, e’ il punto di partenza per qualsiasi miglioramento. Con un po’ piu’ di onesta’, forse, il 52,6% ammette che l’attenzione al bene comune non e’ totale, ma che “spesso” se ne ricorda e se ne prende cura. (DIRE)

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