Crollo dell’edilizia, muratori in piazza

by Editore | 3 Marzo 2012 14:39

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ROMA Oggi manifestazione unitaria di Cgil, Cisl, Uil con Camusso, Bonanni e Angeletti Sempre di più le aziende che chiudono e ricorrono alla cassa integrazione: dal 2008 sono oltre 300 mila i posti persi, 60 mila le imprese fallite. Mentre nei cantieri (anche pubblici) si continua a morireUn settore in crisi, che non riesce a rialzare la testa per l’asfissia degli investimenti pubblici e il ritardo cronico della catena dei pagamenti: l’edilizia è al disastro e i lavoratori chiedono oggi, in una manifestazione a Roma, l’intervento urgente del governo. Un corteo (alle 9.30) dalla Bocca della Verità  al Colosseo, l’intervento dei segretari di Cgil, Cisl e Uil Camusso, Bonanni e Angeletti, ma soprattutto i visi e le storie di migliaia di operai e muratori. 
Sono sempre di più le aziende che chiudono e mettono in cassa integrazione, mentre nei cantieri (anche pubblici) si continua a morire. L’ultimo caso, due giorni fa: Luigi D’Alterio, napoletano di 26 anni, è precipitato in un pozzo profondo 30 metri nel cantiere della metro C di Roma. I colleghi hanno saputo della morte mentre erano in assemblea, e hanno deciso subito uno sciopero di 8 ore e il blocco totale dei lavori su tutta la linea. Un dossier preparato da Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl mette in evidenza lo sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori, con orari massacranti anche di notte, contratti impropri, mancata applicazione dei più elementari sistemi di sicurezza come caschi e giubbotti.
I numeri della crisi sono pesantissimi, li fornisce il sindacato: sarebbero tra i 300 e i 400 mila i posti persi dal 2008, e ben 60 mila le imprese che hanno chiuso. Le ore di cassa integrazione sono quasi triplicate dal 2008 (40 milioni) al 2010 (104 milioni), e tenendo conto solo della straordinaria si è segnato un +126% dal 2010 al 2011. Intanto gli industriali denunciano un calo degli investimenti pubblici nel quinquennio 2008-2012, pari quasi al 40%. E va considerato che gli enti locali, come i ministeri o le Asl, quando anche investono, sono però estremamente restii a saldare i pagamenti: problema che si è acuito da quando vige il Patto di stabilità  (ovvero di non sforamento del bilancio). I tempi medi di pagamento – denuncia l’Ance Confindustria – sono ormai attestati sugli 8 mesi, ma i picchi di ritardo possono anche arrivare a due anni. I debiti del pubblico rispetto alle imprese sono di 70 miliardi complessivi (ma solo 50 sono certificati come esigibili), e ben 30 di questi riguardano la sola edilizia: al top dei ritardi ci sono i comuni (ben il 77% delle imprese che lavora con loro denuncia ritardi gravi o cronici), seguono le Regioni (33%), i ministeri (24%), l’Anas (10%).
Le banche, dal canto loro, erogano prestiti con il contagocce o a tassi sempre più alti, rifiutando di acquistare crediti anche certificati. E questo nonostante siano state beneficiate da numerosi finanziamenti a tassi agevolati da parte della Bce (l’ultima «valanga» di miliardi qualche giorno fa, si spera che contribuisca ad alleggerire l’attuale credit crunch). Il 29 febbraio Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance, ha scritto al premier Mario Monti, chiedendo lo stato di crisi del settore: «Questa richiesta – dice – rappresenta un’azione estrema per riportare al centro dell’attenzione la necessità  di provvedimenti urgenti, in grado di consentire alle imprese di operare sul mercato». Le imprese edili italiane sono 700 mila, danno lavoro a un milione di addetti e per la gran parte (il 95%) sono piccole o piccolissime: possono fare da volano per la ripresa, ma è essenziale che adesso si investa e si sblocchino i lavori e i pagamenti – chiedono sia gli imprenditori che i sindacati – anche piccole opere di riqualificazione urbana e delle scuole, spesso preferibili perché di immediata fattibilità  rispetto a colossi impegnativi e controversi come la Tav o (l’ormai tramontato) Ponte sullo Stretto.
La piattaforma che porterà  il sindacato oggi in piazza è molto articolata: si parte dal welfare (pensioni che tengano conto della gravosità  del lavoro, ammortizzatori sociali estesi a tutti), per passare al mercato del lavoro (introduzione della Patente a punti per le imprese e del Durc per congruità , stop al massimo ribasso negli appalti). Nutrito il capitolo degli investimenti: sblocco dei pagamenti, apertura dei cantieri finanziati dal Cipe, piano straordinario per il Mezzogiorno, sblocco selettivo del Patto di stabilità  che faccia ripartire le piccole opere nei comuni. «L’edilizia ha perso in questi anni di crisi 300 mila occupati, 400 mila se si considera l’intera filiera, ha visto l’esplosione del lavoro nero, la riduzione di oltre la metà  del mercato degli appalti pubblici, e di un terzo del mercato privato – spiega Walter Schiavella, segretario della Fillea Cgil – Se non si faranno interventi nel corso del 2012 verranno a cessare gli ammortizzatori sociali per decine e decine di migliaia di lavoratori e ci sarà  un calo del 4-5% del mercato e anche dell’occupazione».

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