Cortei No Tav, a Roma bloccata la Tangenziale

Loading

ROMA — La finta che disorienta tutti è a un passo dall’arrivo, poco dopo le cinque del pomeriggio: è proprio quando la manifestazione No Tav sembra sul punto di terminare che un migliaio di manifestanti fa una repentina inversione, sale sulla Tangenziale e punta dritto all’autostrada. Comincia lì la partita a scacchi con le forze dell’ordine, tra svincoli e obiettivi che, a seconda dei punti di vista, vanno raggiunti o difesi.
Ovviamente in quella parte di Roma il traffico impazzisce, dall’alto della carreggiata ci sono lanci di bombe carta, fumogeni, passano i soliti gruppetti con caschi e bastoni. Vengono aggredite due troupe — la telecamera all’operatore di Rainews è rubata e poi ritrovata spaccata — ci sono lanci di pietre su quella di «Servizio Pubblico», che si ritrova con il microfono in pezzi. I poliziotti si schierano in tenuta antisommossa e la stazione Tiburtina, dove corre l’alta velocità , viene immediatamente presidiata da centinaia di agenti, decine di blindati. Sarà  inutile, i No Tav si fermano sulla diramazione per l’autostrada A24. Partiti in qualche migliaio — «siamo diecimila» — si ritrovano all’altezza dello svincolo, col buio, senza però bloccare la circolazione sull’autostrada.
Nella manifestazione romana (ce ne sono altre da Milano a Perugia, coi binari bloccati per trenta minuti, da Catania a Livorno) vengono urlati insulti — oltre che per i giornalisti, giudicati responsabili di aver contribuito con le immagini agli arresti — per molti politici, soprattutto per il presidente del Consiglio, Mario Monti. Sui muri, compaiono scritte contro Pier Luigi Bersani e il Pd. Quando sono sulla Tangenziale, a venti metri sul livello della strada, i manifestanti cantano: «Siamo solo No Tav, non vogliamo partiti». All’inizio, in verità , sfilano le bandiere dei Verdi e quelle di Rifondazione. Ma siamo alle tre del pomeriggio, e la protesta contro l’anti velocità  pare volersi giocare sulle parole, nient’altro: compaiono adesivi con la scritta «A.C.A.P. — All Cops Are Pecorelle», che almeno un poco addolcisce lo slogan originale. Nel quartiere popolare di San Lorenzo, all’inizio, tra i manifestanti si scorgono volti noti di cinema e teatro: Valerio Mastandrea, Sabina Guzzanti. E bambini, non pochi. Uno sorregge lo striscione d’apertura: «Fermeremo questo treno, la lotta è libertà , nel cuore Sole e Baleno, la Tav non passerà ». Ce ne sono altri: «Una valle senza timore colpisce al cuore il suo predatore». Una ragazza mostra un cartello con equazioni: «Quattro centimetri di Tav uguale un anno di pensione, 3 metri corrispondono a quattro sezioni di scuola materna». Anziani, famiglie: certo, la rappresentanza più determinata è quella dei centro sociali della Capitale, dei collettivi universitari. Che dicono chiaramente ciò che sarà , anche a Roma, il futuro della protesta: «Per il momento ci limitiamo ad azioni come le odierne, se poi nella Valle arriva l’esercito…». Dal governo non si attendono passi indietro: il Pd a Torino conferma il sostegno alla linea Monti, mentre da parte sindacale, se la Cgil insiste per il dialogo, Cisl e Uil difendono la scelta dell’esecutivo. Dal Pdl viene rilanciata la proposta di una «marcia dei sì». Soprattutto, però, è il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, a entrare nel merito dell’opera: «Non ci sono ragioni ambientali all’origine della protesta — dice a Trieste — il tracciato è stato drasticamente modificato soprattutto grazie ai suggerimenti delle popolazioni. Adesso tiene conto in maniera quasi ossessiva di tutte le precauzioni ambientali che erano state indicate». Non per caso, sostiene Clini, «i due Comuni coinvolti, Susa e Chiomonte, sono d’accordo». 
Intanto, in Val di Susa, il movimento No Tav torna in strada. Nel pomeriggio in trecento lasciano il corteo pacifico di Bussoleno e puntano verso Torino. In testa ci sono i militanti del centro sociale Askatasuna. Invadono l’autostrada che porta al Frejus, indossano maschere antigas e passamontagna. I varchi vengono aperti: «Oggi paga il governo Monti». La Valsusa resta una valle blindata: per questa mattina è prevista una marcia verso il cantiere di Chiomonte. 


Related Articles

“Di chi è il Parco? Nostro!” Ultima marcia a Zuccotti Park

Loading

Occupy & disoccupy. Quel che resta di Occupy Wall Street saranno pure gli slogan che infiammano Internet, la piazza virtuale che un anno dopo si accende ancora a ogni sfrucolio della protesta, lo sciopero degli insegnanti di Chicago, Mike Bloomberg, il sindaco miliardario che dice che gli homeless a New York nei rifugi cittadini stanno meglio che al Plaza. Quel che resta di Occupy Wall Street sarà  pure l’anonimo blogger che richiama alla lotta citando mica Marx o Marcuse o Marcantonio: ma i Beatles —. Sì, il denaro non potrà  comprare il loro amore per la rivoluzione. Però quando domattina rimarceranno ancora — e il lunedì 17 rischierà  di trasformarsi in un nuovo lunedì nero di Wall Street — non dite che non ve l’avevano detto.

Siamo tutti sudditi di Google e Facebook

Loading

I big della Rete possiedono più informazioni su di noi di quanto immaginiamo. Hanno capitali ormai sconfinati e decidono cosa possiamo pubblicare ?on line e cosa no. ?E stanno diventando più potenti delle democrazie

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment