Commissioni sul credito, si lavora alla modifica

by Editore | 4 Marzo 2012 11:27

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ROMA — La faccenda, già  brutta, si complica. Il governo vorrebbe modificare la norma che impone alle banche l’apertura di conti correnti gratuiti per i pensionati e cancellare quella che toglie le commissioni sui prestiti decisa dal Parlamento. Ma nonostante le forze politiche che l’hanno votata riconoscano l’errore, tra di loro non c’è accordo. E gli spazi d’intervento dell’esecutivo in questo frangente sembrano davvero stretti, tra i vincoli della tecnica legislativa e quelli politici della maggioranza. 
L’approvazione della norma che ha scatenato l’ira dei banchieri e le dimissioni in blocco dei vertici dell’Assobancaria, «è stata chiaramente un incidente di percorso, eppure il ministero dell’Economia aveva dato un segnale molto chiaro in commissione Bilancio, e a nome del governo in quella sede ho votato contro l’emendamento al decreto sulle liberalizzazioni. Ora che la frittata è evidente agli occhi di tutti — dice il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo — è da qui che dobbiamo ripartire per risolvere il problema intervenendo in un altro provvedimento legislativo per ristabilire un più giusto equilibrio tra le leggi del mercato e l’esigenza di non gravare con oneri aggiuntivi sugli strati più deboli della popolazione». 
Il Pd, che ha promosso l’emendamento al decreto sulle semplificazioni, poi votato con la fiducia dal Senato, è pronto a fare marcia indietro. Ma la strada della correzione «in corsa», sfruttando un altro decreto (quello sulle semplificazioni o quello sul Fisco) urta con la richiesta del Quirinale di evitare decreti «omnibus», o comunque aggiunte di materie estranee al corpo originario dei provvedimenti urgenti. Il Pdl, poi, non sembra disposto a farla passar liscia, al Pd. «La questione banche non si può risolvere con pasticci procedurali. Il Parlamento non è la filiale di un istituto di credito e Napolitano ha appena inviato una lettera sugli emendamenti e i decreti: mentre il decreto liberalizzazioni deve ancora completare il suo iter parlamentare, immaginare di correggerne il contenuto con un emendamento al decreto sulle semplificazioni all’esame della Camera è un modo opinabile di agire» ha detto ieri il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, accusando il Pd, ma anche le banche.
«Non posso non rilevare la subalternità  alle banche di quanti, a sinistra, hanno commesso palesi errori. L’Associazione Bancaria, poi, abbassi i toni: si esamini il problema nella sua reale portata con incontri alla luce del sole e si evitino soluzioni confuse e affrettate con emendamenti che francamente appaiono inammissibili. Attenzione a fare cose fuori dal mondo» ha aggiunto Gasparri, rivolto evidentemente anche all’esecutivo. 
Che ora si trova un problemino mica da poco da risolvere. E suggerisce l’apertura di un tavolo di confronto con le banche sul costo dei nuovi conti correnti che i pensionati dovranno aprire per ricevere la pensione, visto che il pagamento in contanti da parte delle Poste tra pochi giorni non sarà  più possibile per i nuovi limiti sull’uso del contante. «Non si potevano imporre d’autorità  al sistema bancario oneri aggiuntivi sulla gestione dei conti correnti. Tutto doveva essere rimesso a un tavolo costituito dal ministero, dall’Associazione Bancaria e dalla Banca d’Italia. In quell’occasione — prosegue Polillo — si sarebbero potute definire le nuove regole, per tener conto dei vantaggi, come la maggior platea di clienti che le banche si troveranno ad avere, e le possibili controindicazioni» aggiunge il sottosegretario. 
Tempo per trovare una possibile intesa ci sarebbe. Il decreto legge sulle liberalizzazioni, con la norma contestatissima dalle banche, scade il prossimo 24 marzo. Ora è all’esame della Camera, ma dopo la valanga di emendamenti del Senato e un estenuante dibattito chiuso solo dal voto di fiducia, una nuova modifica del testo, e dunque un nuovo passaggio a Palazzo Madama è molto difficile. O si allargano le maglie dei regolamenti parlamentari permettendo la correzione in un altro provvedimento già  all’esame del Parlamento o servirà  un provvedimento ad hoc. Anche se prima, secondo il governo, servirà  il confronto con le banche.

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