Cie vietato a Milano, Camera penale: ”Violato il diritto di cronaca”
MILANO – Il no ai giornalisti che vogliono visitare il Cie di via Corelli a Milano viola il diritto di cronaca. La Camera penale di Milano critica duramente Prefettura e Ministero dell’Interno. In un comunicato esprime “forte preoccupazione innanzi ad un simile rifiuto della Prefettura, ancor più grave dal momento che impedisce l’esercizio del diritto di cronaca costituzionalmenteprotetto e salvaguardato”. “La Camera Penale di Milano, nell’ambito di un percorso istituzionale già avviatocon tutti i soggetti preposti alla delicata procedura amministrativa deltrattenimento di cittadini stranieri nel Cie, non può non stigmatizzare ilrifiuto opposto agli organi di stampa – inosservante della richiamata circolareministeriale che al contrario ne garantisce l’accesso. Tale rifiuto, infatti, vanifica i principi di trasparenza e controllo che devono presiedere a qualsiasi forma di detenzione e trattenimento e che sono vigenti ed esistentiper qualsiasi altra istituzione penitenziaria esistente nel territorionazionale”.
Il Cie non è un carcere e l’accesso dei giornalisti dovrebbe essere facilitato.”Non si può non sottolineare che trattandosi di detenzione amministrativa-scrivono i penalisti di Milano-, essa, per la sua stessa natura, dovrebbe consentire una maggiore facilità di accesso, di comunicazione e di interazione con l’esterno essendo istituto atto e volto al rimpatrio di stranieri. Lededotte presunte ragioni di sicurezza, riportate nella richiamata missiva, seda un lato appaiono meramente strumentali al diniego comunicato, dall’altro determinano un evidente contrasto con il diritto alla trasparenza sulle condizioni di permanenza dei cittadini stranieri in detta struttura, che, si ricorda, oggi possono essere anche prorogate sino a 18 mesi”. “La Camera Penale auspica che il diniego all’acceso al Cie venga immediatamente ritirato e si farà promotrice a livello istituzionale di iniziative volte a consentire la possibilità di accesso anche in questi luoghi di detenzione come avviene in tutte le strutture detentive territoriali”.
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