by Sergio Segio | 1 Marzo 2012 14:09
Ci sono anche i Cie, i famigerati Centri di identificazione ed espulsione, sotto alla mannaia dei tagli messi in atto dal governo. Anche loro, clandestini e «ospiti» di varie nazionalità che secondo la legge possono rimanere fino a 18 mesi in queste strutture, finiranno per pagare le scelte drastiche dell’esecutivo. È di questi giorni infatti la notizia di un nuovo bando emesso per «l’affidamento della gestione» dei Cie presenti sul territorio. Il caso di quello di Modena è uno specchio per una situazione che si annuncia sempre più problematica ed esplosiva. La struttura emiliana può ospitare fino a 60 persone e il bando prevede un importo triennale di 1.971.000, ossia significa che all’anno saranno a disposizione 657.000 euro. Qualcuno ha fatto i conti, scoprendo che dividendo la cifra per 365 giorni e per il numero di “ospiti”, sarebbero a disposizione 30 euro pro capite al giorno. E, come ogni bando che si rispetti, al ribasso. Più che un ridimensionamento, è un colpo di mannaia al bilancio e quindi per conseguenza alle condizioni di vita nei centri. Al momento, le società e le associazioni che gestino queste strutture ricevono 75 euro pro capite al giorno, stiamo parlando quindi per il futuro di cifre più che dimezzate. L’ultima gara risaliva al 2009, nel frattempo le strutture hanno anche cambiato nome da Cpt a Cie.
In queste cifre, ovviamente, va considerato tutto. Vitto e alloggio, cibo, vestiti, lenzuola (di carta), ma anche medicine e ogni tipo di assistenza che almeno in teoria deve essere garantita a chi viene sistemato nei Cie: operatori, infermieri, psicologi, assistenti sociali e anche mediatori culturali. Va anche ricordato che dai Cie non si esce quasi mai, perché la procedura si conclude con l’espulsione degli immigrati tramite rimpatrio. Nel conto vanno messi anche i servizi di vigilanza che vengono svolti, o almeno dovrebbero, di concerto con le forze di polizia.
Dalla struttura di Modena viene quindi lanciato un allarme che riguarda tutte le altre previste e realizzate in Italia, tra lo scetticismo di molti e con grandi dubbi sulla loro legittimità . È fin troppo prevedibile, fanno notare dall’Emilia, una ricaduta negativa sui trattenuti nel centro, sotto forma di minor servizi erogati in realtà dove le tensioni e la conflittualità sono di per sé già abbastanza alte. C’è anche l’aspetto funzionale, però, a preoccupare gli addetti ai lavori. Come fa notare qualcuno che opera in un’associazione già impegnata all’interno del Cie emiliano: a queste cifre, dicono, non è possibile non gestire la struttura in modo dignitoso.
A meno che, appunto, non si trucchino i conti e le carte, scivolando magari verso forme di lavoro nero o innescando altre problematiche legate alla poca o scarsa trasparenza delle procedure e di chi incassa i soldi pubblici e governa i servizi. È il caso, per esempio, del Cie di Ponte Galeria a Roma, nel quale la procedura di rinnovo dell’appalto col bando emesso dal ministero dell’Interno pare sia stata bloccata per una situazione da chiarire legata ad una delle società che concorrono. Su questa vicenda dei nuovi bandi per la gestione dei Cie il Pd ha presentato un’interpellanza urgente al governo, promotrice la deputata Sandra Zampa. A Ponte Galeria, del resto, uno dei Cie piu grandi d’Italia, risale a poco tempo fa la vicenda di un minorenne nord africano che era stato trattenuto nella struttura contro la legge.
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