by Sergio Segio | 4 Marzo 2012 7:57
ROMA – In attesa dell’incontro tra governo e parti sociali i sindacati sollecitano il premier Monti e i suoi ministri a fare passi avanti sulla riforma del mercato del lavoro. Con la palese intenzione di influenzare i tecnici del ministero che stanno cercando di capire dove reperire le risorse economiche per gli ammortizzatori sociali. «Forse dai patrimoni?» ha indicato sorniona Susanna Camusso, segretario della Cgil, mascherando dietro alla battuta una proposta molto, ma molto seria. «Se volessero – le ha fatto eco il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni – le potrebbero trovare tra tutte quelle sottratte alle pensioni». Le idee si sprecano, dunque, nel giorno delle proteste dei lavoratori edili (inscenato anche un finto funerale contro le morti sul lavoro e le opere incompiute), settore da sempre cruciale per l’economia, corteo che ha riunito in piazza le tre sigle Cgil, Cisl e Uil e i loro segretari. «Se non riparte non può ripartire la crescita, e questo settore determinare una diversa qualità dello sviluppo perché il come si costruisce ha molto a che fare con questioni come il risparmio energetico e la scelta dei materiali» conferma la leader Cgil. Per le associazioni sindacali la situazione è chiara: deve essere il ministro Fornero ad essere trasparente: «Il problema non è quando ci vediamo ma perché ci vediamo» ha ribadito Bonanni. Le cose che non vanno giù, a Camusso&C, è il linguaggio del governo. «È una bugia sostenere che con l’abolizione dell’articolo 18 si creino più posti di lavoro. Anzi: la libertà di licenziare è un insulto ai milioni di disoccupati e lavoratori». La preoccupazione più grande è che «se il governo continua a guardare i mercati e non il Paese, non gli resterà che guardare lo spread, perché non ci sarà più il Paese». Il rinvio dell’incontro sulla riforma del lavoro è spiegato da Angeletti, della Uil: «Siamo in un momento di black-out: il governo è entrato nell’ordine di idee che per la riforma del mercato del lavoro servono risorse pubbliche. E il rinvio dell’incontro c’è stato spiegato così, con la necessità di trovare queste risorse senza le quali non si può parlare di riforma se non in termini di propaganda». Incassata la serietà delle intenzioni di Monti («che sta appunto cercando i soldi»), i sindacati hanno però un solo obiettivo: «La riforma deve allargare le protezioni e non può essere che, invece, toglie a chi ha e non dà a chi verrà ». Camusso dixit: «e su queste basi siamo pronti a un accordo». Se così non fosse resterebbe la grande paura: «e cioè che con lo slogan ‘dobbiamo dare a tutti’ si voglia togliere un po’ a tutti E noi tutti non siamo disposti ad una soluzione del genere». La speranza è una sola, in fondo, ed è sempre la stessa: «Vorremmo che almeno per una volta si partisse dai lavoratori, e per questo si realizzasse la riduzione delle tasse sul lavoro dipendente e sulle imprese».
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