Campagna «energetica» del manager di Sarkozy

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PARIGI — Nell’ufficio di 100 metri quadrati al nono e ultimo piano della sede Edf, Henri Proglio tiene un vecchio amperometro russo e un grande copricapo degli indiani d’America, regalo d’addio ricevuto dai collaboratori quando dovette lasciare a malincuore la direzione di Veolia, nel 2010. Sessantadue anni, origini piemontesi, il grande manager Proglio ha fama di cacciatore di scalpi: l’estate scorsa ha ottenuto quello di Anne Lauvergeon, eterna rivale nella filiera nucleare francese, e nei giorni scorsi si è dato da fare per aggiungere alla collezione quello di Antoine Frérot, ex amico diventato suo odiato successore alla testa di Veolia. L’operazione è per adesso fallita ma il 15 marzo si tiene un nuovo consiglio di amministrazione, e l’attacco al vertice del gigante privato dell’acqua, delle energie rinnovabili e del trattamento dei rifiuti potrebbe ripartire.
Proglio è diventato in questi giorni uno dei protagonisti della campagna elettorale per le presidenziali, schierato al fianco dell’alleato Nicolas Sarkozy. È l’uomo che a capo del colosso pubblico dell’energia Edf difende la politica del presidente sul nucleare, che acquista l’azienda in crisi Photowatt permettendo a Sarkozy di vantare il salvataggio di 300 posti di lavoro, e che tenta il putsch a Veolia secondo questo piano: via il delfino Frérot diventato troppo indipendente, al suo posto l’ex ministro dell’Ecologia Jean-Louis Borloo, da premiare perché ha rinunciato a candidarsi e quindi a togliere voti a Sarkozy. 
La storia umana, professionale e politica di Proglio mostra il groviglio di talenti personali, amicizie e cordate che contribuiscono a fare la Francia. Nato ad Antibes da una famiglia di fruttivendoli italiani che avevano fatto la scelta dell’assimilazione (a casa si parlava solo francese), dopo il liceo a Nizza Henri Proglio salì a Parigi assieme al fratello gemello René per frequentare l’ottima scuola di economia Hec. «Ci siamo incontrati lì nel 1968, e non avevamo le stesse idee politiche — ha raccontato Dominique Strauss-Kahn quando ancora era direttore del Fmi —. Henri stava sempre con il suo gemello, non c’era un Proglio senza l’altro. Due cloni che formavano una bolla chiusa al mondo esterno». 
René, oggi presidente di Morgan Stanley France, ha fama di essere il più estroverso dei due, mentre Henri, vedovo e padre di tre figli, ha coltivato nei decenni una riservatezza infranta il 6 maggio 2007, quando un fotografo diParis Match lo riprese alla ormai famigerata cena del Fouquet’s; Sarkozy festeggiava la vittoria assieme a Cécilia e agli imprenditori più potenti di Francia, e con Bernard Arnault e Vincent Bolloré c’era pure Henri Proglio, fotografato accanto a una sorridente Rachida Dati. Ci mise tre giorni a smaltire la rabbia per quell’imprudenza, poi Proglio ha saputo vestire definitivamente i panni dell’ex affiliato a Jacques Chirac diventato sarkozysta. 
Dicono di lui che tenga sulla scrivania molti telefonini, uno per ognuna delle tante reti di influenza, ma Proglio è forse solo un manager molto importante, l’unico che per oltre un anno ha saputo cumulare l’incarico di leader della società  pubblica Edf e dell’azienda privata Veolia. Quando fu costretto a lasciare la guida di quest’ultima è rimasto nel consiglio di amministrazione, e da lì sferrerà  di nuovo l’assalto al successore Frérot. 
Dopo Fukushima, Sarkozy ha affidato a Proglio la responsabilità  di gestire il nucleare in tempi difficili, e lui ricambia ripetendo che la proposta di ridurre la dipendenza dall’atomo è irrealizzabile. «Se vinciamo, Proglio non potrà  restare», hanno quindi già  chiarito i socialisti. Siamo al tutto per tutto: se Sarkozy riconquisterà  l’Eliseo, Proglio ne sarà  il braccio destro per altri cinque anni; altrimenti, si sa già  da chi comincerà  l’epurazione.


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