Borse giù: i mercati temono una nuova recessione Il petrolio infiamma i prezzi

by Editore | 21 Marzo 2012 7:30

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I dati sul settore immobiliare Usa e le preoccupazioni su un possibile frenata della locomotiva cinese, hanno colpito in particolare i settori più ciclici: a livello europeo, il comparto auto ha perso il 3,86%, quello delle materie prime il 3,5% e quello delle costruzioni l’1,8%. A Piazzaffari il Mib ha perso l’1,05%, mentre lo spread tra Btp-Bund è risalito a 286 punti base con il rendimento dei Btp a 10 anni al 4,90%. Il differenziale tra i decennali spagnoli e tedeschi si è collocato attorno ai 318 punti con il rendimento dei Bonos al 5,22%. In Spagna, tuttavia, è andata molto bene un asta per il collocamento di Bonos per 5,04 miliardi in titoli di stato a 12 e 18 anni che ha visto una domanda pari a oltre 12 miliardi. Sempre per la Spagna, c’è da segnalare che l’agenzia di rating Moody’s ha lasciato invariato (ad A3) il giudizio sul debito di Madrid, nonostante la recente revisione degli obiettivi di deficit. «I target più facilmente realizzabili non modificano il giudizio A3 con outlook negativo sul paese, perché Moody’s ha già  incorporato nel giudizio la possibilità  di uno scostamento dai target fiscali iniziali e un rallentamento del risanamento delle finanze pubbliche era già  stato considerato nell’analisi sulla capacità  di credito del paese», ha spiegato con una nota l’agenzia. La Spagna, dopo aver alzato all’8,5% del Pil dal precedente 6% le stime di deficit per il 2011, ha prima incrementato il target per quest’anno dal 4,4% al 5,8%, ma l’ha poi abbassato al 5,3% in risposta alle obiezioni della Commissione Ue.
L’ascesa dei prezzi del petrolio sta spingendo al rialzo l’inflazione un po’ in tutti i paesi. In Germania a febbraio i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,4% su gennaio e del 3,2% sul febbraio del 2011; in Gran Bretagna i prezzi al consumo – sempre in febbraio – sono saliti dello 0,6%, mentre su base annua l’aumento è del 3,4%. La Bce è convinta che ancora per vari mesi i prezzi al consumo non diminuiranno, ma, almeno per ora, adotta una politica monetaria abbastanza espansiva per cercare di non deprimere ulteriormente l’economia dalla quale arrivano segnali non incoraggianti. Anche per quanto riguarda l’economia Usa che – come ha detto ieri Bernanke, il presidente della Fed, mostra «segni di miglioramento», ma «c’è ancora tanta strada da fare». Il tutto, anche se «le prospettive di lungo termine sono ancora molto positive».

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