Blocchi e cortei, assalto all’autostrada

by Editore | 2 Marzo 2012 8:14

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CHIANOCCO (Torino) — La galleria di Prapontin devastata dalle fiamme. Un carrello elevatore brucia all’ingresso del tunnel. I no Tav hanno ammassato macerie, alzato barricate di tronchi e lamiera, preso in ostaggio sette Tir e i loro autisti. Un escavatore viene usato come ariete, il pilone di un cartello stradale, sradicato, diventa una barriera che ostruisce tutte le corsie. E poi macerie, estintori svuotati, idranti e ancora fuochi. Alla fine di una giornata di blocchi e incidenti in tutta Italia i no Tav sono tornati a prendersi l’autostrada della Val Susa. I danni sono ingentissimi. Una troupe del Tg3 viene aggredita da alcuni manifestanti. Solo a notte fonda, quando il migliaio di manifestanti lascia l’occupazione a Bussoleno, la polizia riesce a raggiungere l’imbocco della galleria. Ci vorranno giorni per riaprirla, dicono i tecnici. Di certo, mentre la parte più pacifica del movimento si mostrava alle telecamere in diretta tv con un corteo a Bussoleno, l’altra faccia del movimento tornava a incendiare la valle. Gli incidenti iniziano alle 21 quando i manifestanti si staccano dal corteo e da una strada di servizio e raggiungono l’autostrada. Polizia e carabinieri presidiano lo svincolo di Chianocco teatro degli incidenti di mercoledì sera. I ragazzi dei centri sociali, gli anarchici ma anche molti valligiani si armano con sassi, bottiglie e bastoni. Scendono nei campi, abbattono alberi, con i tronchi si costruiscono le barricate. Altri arrivano fino alla galleria di Giaglione, il punto più vicino al cantiere di Saltbertrand. Mentre parte la diretta televisiva di Santoro, si prepara il campo alla nuova battaglia. 
Uno scontro quasi invocato dal movimento durante l’assemblea delle 20 a Bussoleno. Ma soprattutto atteso dopo una giornata di tensione in tutta Italia, con treni e strade bloccate, la sede del Pd di Roma occupata. I ragazzi con i caschi e i passamontagna si muovono quasi con strategia militare. Prima di spostare le truppe verso Chianocco alla rotonda della statale 24 sbucano tre giovani in tuta e scarpe da ginnastica. Passeggiano con le mani in tasca fino al limite dei blindati, poi spariscono. Poliziotti e carabinieri aspettano con caschi e protezioni. La conta delle forze sconsiglia l’assalto frontale. Si ascolta Radio Blackout da dove arriva l’eco della protesta di Genova, Milano, Bologna, Napoli, Torino, Ancona, Reggio Calabria, Trieste. Viene bloccata l’A14. In trecento presidiano la sede Rai di Torino. Poi si punta ai binari della ferrovia. A Roma viene occupata la sede del Pd in via Sant’Andrea delle Fratte. «Non siamo disposti a trattare con i violenti», dice il leader dei democratici Pier Luigi Bersani. «Ma facciamo attenzione. Ci sono componenti violente ed eversive che cercano l’acqua dove nuotare», aggiunge. A Milano la polizia carica i centri sociali davanti alla stazione Centrale. Gli antagonisti distribuiscono volantini con appelli ai giornalisti che sembrano usciti dagli anni Settanta. Si protesta per la Tav, per Luca Abbà  che da lunedì lotta in ospedale, per Federico Cambursano il 33enne di Bussoleno, l’unico arrestato negli scontri di mercoledì notte. «La violenza delle frange estremiste coinvolge sempre più valligiani. Non ci sono solo infiltrati», ripete un funzionario della Digos di Torino. Nelle cariche di mercoledì sono rimasti feriti 29 agenti: diciotto sono poliziotti, undici carabinieri. Una decina i No Tav colpiti dalle manganellate. Il bilancio sale con il passare degli scontri. L’ala pacifica, che pure non manca, sembra quasi lasciarsi travolgere. Sembra un terreno ostile, perché più ci si avvicina a Bardonecchia e meno la protesta contro l’Alta velocità  trova consensi. Ma in serata anche l’ultima galleria prima del cantiere viene occupata. I valsusini conoscono strade, campi, sentieri e ogni rivolo d’acqua. Polizia e carabinieri restano intrusi in questa valle ostile.

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