Blitz e striscioni nella sede Pd E ora si riflette sul corteo Fiom
Un paio d’ore di tira e molla, una trentina di ragazzi soprattutto dell’università , slogan, qualche striscione «No Tav» attaccato all’entrata e dentro l’ingresso della sede del Pd del Nazareno, sotto le telecamere di Youdem, che ha gli studi al piano terra. Ma anche quelle della polizia, in inutile dispiegamento di forze, che nel pomeriggio fa sapere che «procede al vaglio delle immagini». E non se ne capisce perché, visto che dal Nazareno non partono denunce.
Va così la «visita» dei No Tav alla sede nazionale Pd. Zero tensione, anzi sui telefonini spopola un tweet «occupano la sede del Pd, sgomento tra i presenti, erano anni che non entrava qualcuno di sinistra». La fronteggiano Emanuele Fiano e Andrea Orlando, che invitano i ragazzi a entrare e discutere nel salone della direzione.
Ma è un dialogo impossibile. Il Pd è sparato sulla linea del sì, ha anche depositato alla camera una mozione per accelerare i lavori di compensazione in Val di Susa: ma sull’opera non si discute, dice Bersani, e poi «sono disposto giorno e notte a parlare ma serve una netta presa di distanza dalla violenza». Ma il Pd è il partito di Piero Fassino, sindaco di Torino e ultrà pro Tav, teorico del «con i violenti nessun dialogo». Di Stefano Esposito, deputato torinese e anche lui fanatico dell’Alta Velocità , a cui i valsusini non risparmiano critiche e accuse (e cui sono arrivate minacce e proiettili per posta). È il partito della solidarietà al carabiniere encomiato per aver «eroicamente» resistito agli sfottò di un militante senza menare, in quella circostanza, di gas e manganello (come se farlo invece fosse un comportamento ‘normale’). Da molti dei militanti No Tav il Pd è accusato di essere «il mandante» dei pestaggi dei Valsusini. I ragazzi che entrano nella sede non vogliono dialogare con i dirigenti ma con i militanti, infatti chiedono di pubblicare sul sito del partito il loro comunicato. «Inaccettabile», è la risposta di Fiano. Nel testo c’è un «siamo tutti black bloc», che i piddini interpretano alla lettera. O si «condanna a qualsiasi forma di violenza o non se ne parla». E poi c’è un punto, dice Fiano: «Ogni dissenso è legittimo, salvo quello violento, ma le istituzioni non devono cedere a nessuna forma di ricatto che impedisca l’attuazione di decisioni prese democraticamente». Per il partito democratico la voce e la resistenza delle popolazioni valsusine non è una forma di democrazia. «E se domani reintroducessimo il falso in bilancio e una comunità si rifiutasse di applicarlo? Lo scriva, però», dice al manifesto.
Il blitz dei ragazzi finisce tranquillamente. Ma non è senza conseguenze per il partito. I No Tav saranno, ospiti graditi, alla manifestazione Fiom, il 9 marzo. A cui alcuni esponenti del Pd – Stefano Fassina e Matteo Orfini – hanno annunciato di andare, scatenando le polemiche dei liberal e demo-montiani. Bersani aveva impartito anche una mezza benedizione, piattaforma Fiom alla mano e a patto che il corteo non si trasformasse in un’iniziativa complessivamente contro il governo. E fino a qui tutto bene, anche se Fassina aveva chiesto un pronunciamento della segreteria: «Il Pd non aderisce ai cortei che non indice ma i singoli dirigenti non hanno bisogno di autorizzazione», dice Nico Stumpo. Ma a questo punto qualcosa potrebbe cambiare: «Sovrapporre le ragioni della Fiom, la democrazia in fabbrica e il no all’abolizione dell’articolo 18, a quelle dell’aumento di tensione che alcuni No Tav vogliono rischia di spostare il terreno su un piano che a noi non piace affatto», dice Fiano. Negli scorsi giorni proprio lui, responsabile forum sicurezza, aveva illustrato al segretario il «rischio di infiltrazioni» del movimento che da giorni le forze dell’ordine sbandierano, a giustificazione della caccia all’uomo in Val di Susa.
Ma non sono gli improbabili «disordini» a preoccupare chi, nel Pd, vuole andare in piazza il 9. La presenza dei No Tav «impone una riflessione», dice per esempio Fassina: «Noi, accanto alla Fiom, chiediamo l’agibilità in fabbrica anche per i sindacati che non firmano gli accordi. E siamo contro i licenziamenti facili. Ma se il corteo si riempie di contenuti diversi, le cose cambiano: il Pd è a favore della Tav, chiede che l’opera va avanti. A questo punto rifletteremo se partecipare».
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