Bersani si attacca ai «pilastri», Napolitano e Alfano li buttano giù
«I risultati del governo – dice Napolitano – sono tutti da consolidare e integrare». E allora ecco il riferimento all’articolo 18, pur non citato direttamente: «C’è l’assoluta necessità di continuare senza cadute e senza regressioni nel cammino intrapreso». Lo stesso concetto espresso dal presidente della camera Fini, ieri protagonista di una manifestazione di partito. «Serve una riforma del mercato del lavoro ancora più coraggiosa di quella che Monti si appresta a fare», esagera il leader di Futuro e libertà . Ed esagera anche il segretario del Popolo della libertà Alfano. «La riforma del lavoro è quella sulla quale saremo giudicati», dice il delfino di Berlusconi, anche per mettere in secondo piano argomenti più scomodi per il Pdl come la giustizia e la Rai. «In Italia c’è un’area sempre più vasta e trasversale, una “Forza Elsa” – dice Alfano riferendosi alla ministra del lavoro Fornero – e io le dico: abbi coraggio, più riuscirai ad andare avanti e maggiore sarà il sostegno che otterrai da tutti». Non proprio, perché il segretario del Pd Bersani dopo un giorno di ottimismo ieri, di fronte all’arretramento del governo, si è trovato costretto a difendere i «pilastri» dell’articolo 18. «Sarebbe pazzesco – ha detto da Parigi dove è intervenuto alla convention dei socialisti per Hollande – pensare di attaccare le tutele, è assurdo e non serve a niente». Tutt’al più, concede il segretario assestandosi sulla linea dei trattativisti del sindacato, «si può organizzare una manutenzione dell’art. 18, ispirandosi a qualche altra esperienza».
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