Barack a Medvedev: “Dopo il voto sarò più flessibile”

by Editore | 27 Marzo 2012 7:26

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NEW YORK – E lo sventurato rispose: riferirò a Vladimir… Nell’incontro degli addii, l’ultima volta di un meeting di Barack Obama con Dmitri Medvedev, è stato ancora una volta un microfono galeotto a mostrare chi è che comanda davvero in Russia. Non che ci fosse bisogno del fuorionda che da Seul, al margine del vertice nucleare, ha fatto il giro del mondo per capirlo. Obama, che per la verità  anche lui a novembre rischia grosso, si è mostrato invece sicuro. «Dammi una mano sui missili», ha detto a Medvedev, «questa è la mia ultima elezione, dopo avrò maggiore flessibilità ». «Capisco», ha risposto il russo. Ma aggiungendo: «Trasmetterò il messaggio a Vladimir». Cioè Putin. Ma che vuol dire? La storia dei missili è messa così: Obama chiede “spazio” per piazzarli e ufficialmente i russi frenano. Gli americani garantiscono che lo scudo missilistico è tutto in chiave anti-Iran ma i russi continuano a dire che non si fidano. Ora però Dmitri dice «capisco» e sia lui che Barack sembrano molto più vicini all’accordo che mai.
Stessa cosa con l’altro grande amico-nemico: la Cina. Obama ha formalmente chiesto al presidente Hu Jintao, anche lui uscente, di usare la sua influenza per fermare il lancio del satellite che il leader ragazzino Kim Jong-un ha annunciato per il mese prossimo. È una provocazione che arriva appena a due settimane dal via libera agli aiuti che gli Usa hanno concesso alla Corea del Nord che muore di fame. Ma la novità  è che non solo i cinesi hanno manifestato la stessa preoccupazione nei confronti di Pyongyang: Hu Jintao è rimasto piuttosto colpito dalla risolutezza con cui Obama lo ha affrontato. Dopo la sfida sulle “terre rare” e i dazi sul solare davvero Barack ha deciso di cambiare registro con la Cina?
Naturalmente l’obiettivo del summit nucleare era reiterare l’invito a fermare la proliferazione. C’era anche l’Italia e il premier Mario Monti ha ricordato che dopo Fukushima anche per l’atomo civile servono standard più stringenti. E gli Usa hanno riconosciuto i passi compiuti da Roma nella dismissione delle scorie del nostro vecchio programma interrotto dal referendum dell’87. Ci si rivede al summit del 2014: con chi c’è.

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