by Editore | 3 Marzo 2012 11:23
Erano ancora fermi ieri sera all’ingresso di Baba Amr gli automezzi della Croce rossa internazionale carichi di aiuti per gli abitanti di questo quartiere di Homs, roccaforte dei ribelli, rimasto sotto assedio per quasi un mese. Secondo i responsabili della Cri, contrariamente a quanto avevano assicurato due giorni fa le autorità di governo, i comandi militari continuano a bloccare l’ingresso al quartiere. Un atteggiamento «inaccettabile» per la Croce rossa. La Siria deve lasciar entrare gli aiuti umanitari «senza condizioni», ha intimato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.
Per gli oppositori, Damasco intenderebbe nascondere quanto sta avvenendo a Baba Amr. Ieri si parlava di rastrellamenti e dell’esecuzione di una decina di uomini accusati di aver aiutato i disertori. Almeno 40 i morti in altre località . Notizie non verificabili attraverso fonti indipendenti ma destinate ugualmente ad accrescere la pressione sul presidente siriano Bashar Assad.
A Bruxelles ieri i leader europei hanno deciso di «preparare nuove sanzioni mirate» contro il regime siriano e promesso di portare «prima o poi» davanti alla giustizia internazionale i responsabili dei crimini che avvengono in Siria. Hanno inoltre deciso di riconoscere il «Consiglio nazionale siriano» (Cns, laici e islamisti assieme) che pure non rappresenta tutti i siriani anti-Assad ed è oggetto di non poche critiche, come è emerso qualche giorno fa al vertice degli «Amici della Siria» a Tunisi.
L’alzata dei toni contro Assad è giunta sotto sollecitazione di Londra e Parigi, durante un vertice europeo centrato sull’agenda economica. «Guardate le sofferenze della Siria e ripensate il vostro appoggio a questo regime criminale», ha affermato il premier britannico David Cameron rivolgendosi a Russia e Cina. Da parte sua il presidente Nicolas Sarkozy, ha annunciato la chiusura dell’ambasciata francese a Damasco. I 27 quindi hanno aggiunto un paragrafo alle loro conclusioni dove dicono di essere «determinati a garantire che i responsabili delle atrocità commesse in Siria rispondano delle loro azioni». «Noi siamo pietrificati dalle violenze commesse in Siria», ha affermato il presidente Ue, Herman van Rompuy, puntando di nuovo l’indice contro Mosca e Pechino che con il veto avevano bloccato il mese scorso una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva l’uscita di scena immediata di Bashar Assad.
Nessun accenno da parte dei 27 invece a chi, attraverso il traffico di armi, sta fomentando la guerra civile in Siria, in particolare tra sunniti e sciiti. Accusa che viene rivolta solo al regime ma che in realtà riguarda molti attori sulla scena della crisi siriana, a cominciare dai paesi del Golfo che dicono apertamente di voler rifornire di armi i disertori dell’«Esercito libero siriano» (e probabilmente già lo fanno). Rincara la dose, dall’altra parte dell’Atlantico, anche il presidente Barack Obama che ieri ha avvertito senza mezzi termini Bashar Assad di avere ormai «i giorni contati»: «La questione – ha detto il capo della Casa bianca – non è se, ma quando» cadrà il regime.
Intanto finalmente sono arrivati ieri all’aeroporto militare di Villacoublay, nei pressi di Parigi, provenienti da Beirut, Edith Bouvier e William Daniels, i due giornalisti francesi rimasti feriti a Homs. Per accoglierli si è scomodato l’umanitarissimo presidente della repubblica Sarkozy. Invece le spoglie della giornalista americana Marie Colvin e del fotografo francese Remi Ochlick, uccisi in Siria il 22 febbraio, sono state portate a Damasco dalla Croce rossa.
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