Attacco agli italiani in Gulistan ucciso un sergente, cinque feriti

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Sono le sei di sera quando tra le desolate lande del Gulistan tuona. Di nuovo. Già  la mattina avevano provato ad attaccare il campo “Ice”. Ma i colpi di mortaio erano finiti fuori dal perimetro della “Forward Operative Base”, uno dei tre avamposti italiani nel distretto sud-ovest dell’Afghanistan. Stavolta, invece, fanno centro. Attacco letale: oltre a cinque soldati feriti, uno muore. E la macabra contabilità  della guerra è costretta a segnare il nome del sergente Michele Silvestri accanto al numero 50 nella lista dei militari italiani morti nella missione Nato-Isaf dal 2004. 
In forze al 21° Genio Guastatori di Caserta, inquadrato nella Brigata Garibaldi dei Bersaglieri, il sergente Silvestri aveva 33 anni. E una moglie e un figlio di otto che lo aspettavano a casa, a Monte di Procida, nel napoletano. Li aveva appena lasciati, era giunto in Afghanistan solo il 14 marzo scorso. Sarebbe dovuto rientrare a ottobre. Invece, dieci giorni appena e a casa Silvestri hanno bussato il colonnello Roberto D’Agostino e i suoi colleghi con la notizia del tragico incidente annodata in gola. E la moglie Nunzia è stata colta da un malore. A lei e agli altri familiari è giunto il messaggio il Presidente Giorgio Napolitano. Che nel farsi interprete del «profondo cordoglio» del Paese, ha espresso «l’affettuosa vicinanza e la più sincera partecipazione al loro grande dolore». Cordoglio manifestato anche dal presidente del Consiglio Mario Monti, dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e dai Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e della Difesa.
In Afghanistan, il Genio Guastatori è impegnato nella ricostruzione. Di scuole, strade, ponti, ospedali. Cooperazione civile-militare, come si dice in gergo. Ma, da qualche tempo, il Gulistan si sta arroventando. Da sempre zona di transito per i taliban, con l’intensificarsi delle operazioni Nato-Isaf nella loro roccaforte dell’Helmand, il distretto è spesso utilizzato come rifugio. E, quindi, diventa teatro di attacchi. Com’è accaduto ieri. 
Siamo nella parte sud-est dell’area occidentale del Paese, dove sono schierati i 4.200 militari italiani. Le basi “Ice” e “Snow”, altro avamposto nella provincia di Farah, sono nel mirino degli insorti quasi ogni giorno. Ieri, il primo attacco, di buon’ora, non centra il bersaglio. Il secondo, che farà  levare in Mangusta in volo uccidendo gli insorti, è assai più preciso. Troppo, per Silvestri. «Non parlerei di un attentato, ma di un attacco nei confronti dei militari di Isaf», ha spiegato il comandante Roberto Tomsi, dello Stato Maggiore della Difesa, a Rainews24. Un attacco, «essendo la zona italiana, nei confronti dei militari italiani che stanno operando nell’area per riportare la sicurezza e questo sicuramente sta dando fastidio a qualcuno», ha aggiunto Tomsi. Dei cinque feriti, uno è in prognosi riservata: si tratta di una donna siciliana, Monica Graziana Contraffatto, secondo l’arcivescovo di Cosenza, città  dove ha sede il primo reggimento Bersaglieri. Gli altri: uno è stabilizzato, tre hanno riportato lesioni superficiali.


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