by Editore | 18 Marzo 2012 9:30
Dopo il vertice di ieri alla Fiera di Milano il dossier sul mercato del lavoro si è aggiornato. E cambierà ancora mano a mano che si avvicina la data in cui Monti ha annunciato l’intenzione di chiudere la partita. Ieri all’ora di pranzo i tre capitoli principali del confronto sono stati affrontati dai segretari dei sindacati, dalla presidente di Confindustria e dal ministro Fornero. L’osso più duro resta l’articolo 18. Più semplice invece una soluzione su ammortizzatori sociali e contratti atipici.
Le imprese
Sono contrarie all’abolizione immediata dell’indennità di mobilità . Anche ieri Emma Marcegaglia ha fatto osservare al ministro del Lavoro Elsa Fornero che nei prossimi tre anni l’Italia sarà attraversata da un duro processo di ristrutturazione e che dell’indennità di mobilità ci sarà molto bisogno. Le imprese chiedono dunque che venga allontanato il momento dell’entrata in vigere di questa parte della riforma.
Il governo
Il ministro Fornero starebbe tornando all’impostazione originaria. L’abolizione della mobilità avverrebbe entro il 2017 mentre l’Aspi, l’indennità di disoccupazione, che non supererà i 1.100 euro lordi, entrerà in vigore gradualmente. L’indennità di disoccupazione sarà sospesa a chi non accetta i posti di lavoro offerti dai Centri regionali per l’impiego.
Le imprese
Non chiedono l’abolizione tout court dell’articolo 18, ma propongono di distinguere i licenziamenti ingiusti in due categorie: quelli discriminatori e quelli legati a necessità economiche dell’azienda. Confindustria chiede di lasciare l’obbligo di reintegro per i licenziamenti discriminatori e di abolirlo per quelli dettati da ragioni economiche. In questo secondo caso, il lavoratore ingiustamente licenziato verrebbe risarcito con una somma in denaro.
Il governo
Accoglie sostanzialmente l’impostazione degli imprenditori sottoscrivendo l’idea che anche un licenziamento ingiusto possa essere accettabile se risarcito con una congrua somma. Naturalmente questo non varrebbe in caso di licenziamenti discriminatori. Ma dove finiscano i licenziamenti ingiusti e discriminatori e dove comincino quelli ingiusti ma non discriminatori è il vero nodo da sciogliere entro martedì.
Le imprese
Sono soprattutto le piccole imprese a protestare perché sostengono che la riduzione dei contratti atipici penalizza le possibilità di assunzione, quella che in gergo tecnico viene chiamata “la flessibilità in entrata”. Le piccole imprese chiedono anche che non si penalizzino i contratti a tempo determinato con aggravi fiscali o minori deduzioni.
Il governo
Il ministro Fornero sta pensando a trasformare il contratto di apprendistato nella principale porta di ingresso dei giovani al mondo del lavoro. Ma, diversamente da quanto si pensava all’inizio della trattativa, sarebbe contraria a tagliare in modo deciso i contratti atipici per evitare di chiudere, in un periodo di crisi, possibili vie d’accesso all’impiego. Rimane invece l’aggravio dell’1,4% per i contratti a termine in modo da privilegiare l’assunzione a tempo indeterminato.
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