Aristofane, la nostalgia di Atene forte e austera

by Editore | 28 Marzo 2012 5:38

Loading

Come educare le nuove generazioni? In che modo risolvere l’eterno conflitto tra padri e figli, vecchi e giovani, tradizione e novità ? Aristofane cercò di rispondere a questo dilemma con la commedia Nuvole (titolo originaleNephélai). La maiuscola del titolo, senza articolo, pare necessaria proprio a indicare le nuove divinità , che l’autore afferma inventate dal personaggio Socrate. È uno dei testi più noti della drammaturgia antica e risulta di un’attualità  sconvolgente ancora oggi. Con un preciso messaggio sul ruolo dell’intellettuale e su come controllare il futuro della società  attraverso l’educazione dei giovani. Inoltre assume anche un andamento «noir», che inaspettatamente presenta un finale violento, quasi tragico: la distruzione del Pensatoio, dove un ridicolo Socrate viene rappresentato istruire i propri discepoli appeso dentro una cesta di vimini.
Sotto il terrore delle innovazioni, Aristofane reagisce indicando un solo responsabile. In questo far coincidere nel 423 a. C. la figura di Socrate con quella del corruttore supremo, l’autore testimonia quale poteva essere l’opinione dell’uomo della strada. Ma questa commedia riuscì a influenzare i giudici nel condannare a morte Socrate 24 anni dopo? Probabilmente no. Semmai le Nuvole sono una testimonianza di uno stato d’animo diffuso, visto che lo stesso Socrate fu bersaglio di altri comici, come Eupoli, Amipsia e Callia.
In ogni caso la parodia aristofanea non passò inosservata, tanto che nel 399 a. C. Socrate la ricordò nel celebre processo da lui subìto: «Avete potuto vedere voi stessi nella commedia di Aristofane, dove un tal Socrate si dondolava e diceva di vagare per l’aria e cianciava di tante altre sciocchezze, di cui io m’intendo poco o nulla» (Platone, Apologia di Socrate, 19c).
Il testo della commedia, che ci è pervenuto, è costituito da due parti. In aggiunta all’opera quasi complessiva del 423 a. C., Aristofane riscrisse la parabasi, la parte della commedia in cui il poeta era uso esporre il proprio pensiero per mezzo del coro, nella quale rintracciamo il proposito dell’autore di riproporre in gara per l’anno 419-418 ancora le Nuvole.
Nel 423 a. C. durante le Dionisie (a fine marzo), la giuria assegnò infatti il primo posto alla Damigiana di Cratino e il secondo al Conno (ossia la Vulva) di Amipsia, relegando Nuvole all’ultimo. È possibile ipotizzare che sul giudizio abbiano influito le pressioni politiche di Alcibiade, favorevole a Socrate e deciso a difenderne l’onore. La sconfitta fu cocente per Aristofane, tanto che l’anno successivo, nella parabasi delle Vespe, l’autore affermò che la sua precedente opera non era stata capita. Ne deduciamo che non si sia conservato il testo integrale della rappresentazione del 423, ma un collage pronto per una nuova messinscena. Le fonti attestano comunque che leNuvole non furono mai rappresentate una seconda volta.
Protagonista della commedia è Strepsiade (il nome letteralmente significa «colui che distorce» la giustizia), un contadino inurbato che da un infelice matrimonio ha avuto il figlio Fidippide, uno scialacquatore. Morso dai debiti del figlio, il vecchio medita di mandarlo a farsi istruire da Socrate. Ma il giovane rifiuta. Allora Strepsiade decide di andarci lui stesso. Ma alla fine Socrate scaccia il contadino. L’anziano costringe il figlio ad andare a scuola dal Maestro. I risultati? Quando arrivano i creditori il giovane, attraverso l’uso di sofismi, li allontana, deridendoli e insultandoli.
Strepsiade è felice. Ma il disastro è nell’aria. Piange per le percosse del figlio. Fidippide sostiene che è nel suo diritto battere il padre come Strepsiade picchiava lui bambino per educarlo. Il giovane dimostra al papà  che lo ha pestato solo per il suo bene, a maggior ragione poiché «i vecchi sono due volte bambini». A Strepsiade non resta che la vendetta: con l’aiuto dei servi incomincia ad abbattere a colpi d’ascia il Pensatoio e, salito sul tetto, vi appicca il fuoco. Così, fra le grida di Socrate e dei suoi discepoli, il Pensatoio viene distrutto.
In piena guerra del Peloponneso, l’attenzione di Aristofane si rivolge ad un argomento fonte di accese discussioni. L’antica educazione, che aveva formato i soldati di Maratona, era messa in crisi dalla paidèia sofistica e dal pessimismo pacifista. Il conservatore Aristofane rimpiangeva l’Atene di un tempo, celebrata dai greci come creatrice di grandi ideali, la città  che aveva liberato l’Ellade intera dall’invasione dei barbari persiani.

Post Views: 213

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/03/aristofane-la-nostalgia-di-atene-forte-e-austera/