by Editore | 31 Marzo 2012 11:33
MADRID – Il governo conservatore di Mariano Rajoy ha approvato ieri la manovra da 27 miliardi destinata a far scendere dall’8,5% al 5,3% il rapporto deficit/Pil della Spagna. La finanziaria prevede 12 miliardi di nuove entrate (più Irpef, imposte societarie e un condono) e tagli del 16,9% ai bilanci dei ministeri. La stangata iberica porta a 150 miliardi di euro in meno di un anno il totale degli interventi sui conti pubblici varati da Roma, Madrid e Atene per riportare i conti sotto controllo. Ognuno ha i suoi problemi: l’Italia un debito altissimo (il 120% del Pil), la Spagna più contenuto (66%) ma in rapidissima crescita. La Grecia l’eredità dei trucchi sul bilancio e un buco tappato solo con gli aiuti internazionali e il mezzo-default. A dettare le linee del risanamento è stata la Ue. Ma poi ognuno – nei limiti dei paletti di Bruxelles – ha fatto di testa sua. Ecco come.
Le tasse
Nessuno vuol farle salire. Ma tutti, alla fine, sono stati costretti a farlo. Il governo Zapatero ha alzato dal 16 al 18% l’Iva mentre il suo successore (che aveva promesso di non usare la leva del fisco) è stato costretto a ritoccare fino al 7% l’Irpef e le bollette della luce. La manovra di ieri colpisce pure i capital gain. La Grecia, il malato più grave, è andata giù più pesante. L’Iva è decollata dal 13 al 23%, la soglia di esenzione Irpef è stata abbassata da 12mila a 5mila euro mentre ai ricchi è stato chiesto un obolo tra l% e il 5% del patrimonio. A tappare i buchi in Italia provvederà invece l’aumento dell’Iva fino al 23% (se scatterà l’ultimo gradino) e le addizionali regionali Irpef più le accise sulla benzina che valgono da sole 5,9 miliardi di gettito.
LA CASA
L’Italia (con una patrimoniale mascherata) è il paese che ha varato gli interventi più decisi sul mattone. L’Imu vale 11 miliardi l’anno cui vanno aggiunti gli interventi sui fabbricati all’estero e la revisione delle rendite catastali. Segue a ruota la Grecia. Atene ha varato a fine 2011 una tassa biennale che va da 4 a 10 euro per metro quadro. La Spagna ha colpito invece in maniera più chirurgica, con un’imposta tra il 4 e il 10% per le abitazioni con un valore catastale superiore alla media.
LE PENSIONI
Uno dei pallini della Ue. Teatro, non a caso, degli interventi più duri. Gli interventi più radicali in Grecia: prelievo del 20% alle pensioni sopra i 1.200 euro, dal 2017 età pensionabile a 67 anni, via la pensione anticipata per 560 categorie tra cui trombettisti e presentatori tv. Anche Roma ha usato la mano pesante, congelando l’indicizzazione sopra i 1.440 euro, alzando l’età pensionabile a 67 anni per gli uomini ed eliminando le pensioni di anzianità . Rajoy invece le ha salvate anche ieri, grazie al lavoro preventivo del governo Zapatero che ha previsto la soglia ai 67 anni al 2027 e ha congelato gli assegni previdenziali.
TAGLI ALLA PA
Su richiesta di Ue e Fmi, Atene taglierà 150mila dipendenti pubblici entro il 2015. Rajoy ha confermato ieri il congelamento del turnover nella pubblica amministrazione, una misura simile a quelle prese dall’Italia dove si assume solo un nuovo dipendente statale ogni cinque uscite e si fa fronte agli eventuali esuberi con mobilità all’80% dello stipendio.
GLI STIPENDI
Papandreou prima e Papademos poi hanno ridotto del 25-30% le buste paga nel settore pubblico – dove è stato fissato un tetto a 1.900 euro al mese – e del 20% quelle private. Il salario minimo è stato ridotto a 586 euro al mese (-22%). Zapatero, autore di due manovre da 50 miliardi in due anni, ha tagliato del 5% gli stipendi statali. E ora Rajoy ha deciso di congelarli, non adeguandoli all’inflazione. Al Belpaese, almeno su questo fronte, è andata meglio: la contrattazione del pubblico impiego è stata bloccata per tre anni e sono stati ridotti del 5% solo le buste paga sopra i 90mila euro.
LE PRIVATIZZAZIONI
Tante buone intenzioni ma pochi risultati. Atene annuncia da tre anni un piano da 50 miliardi. Ma per il momento ha ceduto solo una quota in Hellenic Telecom per 400 milioni. Madrid ha bloccato causa crisi dei mercati la cessione di lotterie e aeroporti che avrebbero portato 13 miliardi. Roma resta alla finestra. La tentazione è valorizzare i 400 miliardi di patrimonio immobiliare dello stato. Ma come e quando è ancora un mistero.
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