Ammortizzatori

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ROMA — La parte della riforma che riguarda gli ammortizzatori sociali, cioè gli interventi per chi perde il lavoro, mira «ad ampliare e rendere più eque le tutele fornite dal sistema», si legge nel testo del governo, e a limitare le «distorsioni» e gli «usi impropri» di alcuni ammortizzatori, per esempio la cassa integrazione straordinaria che diventa un parcheggio in attesa della pensione. Il nuovo sistema, che entrerà  gradualmente in vigore dal 2013 al 2017, si articola su tre pilastri: 1) Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi); 2) tutele per chi ha ancora il lavoro (cassa integrazione e fondi di solidarietà ; 3) strumenti di gestione degli esuberi strutturali. 
1) A regime l’Aspi sostituirà  l’indennità  di mobilità  e le varie indennità  di disoccupazione. C’è una piccolo aumento della platea di lavoratori tutelati, con l’inclusione degli apprendisti e degli artisti, oggi esclusi da ogni strumento di sostegno del reddito. Per i lavoratori a progetto «si rafforzerà » l’indennità  una tantum prevista finora. Per accedere all’Aspi i requisiti restano gli stessi dell’indennità  di disoccupazione: 2 anni di anzianità  assicurativa ed almeno 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio. Il sussidio durerà  12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni e 18 mesi per gli altri. A queste nuove durate ci si arriverà  gradualmente entro il 2016. L’importo dell’Aspi non potrà  superare 1.119,32 euro rivalutati annualmente e sarà  pari al 75% della retribuzione con un abbattimento del 15% dopo i primi 6 mesi e di un ulteriore 15% dopo altri 6 mesi. «La nuova Aspi — sostiene il governo — concede trattamenti iniziali pressoché analoghi all’indennità  di mobilità  per le retribuzioni fino a 1.200 euro e decisamente piu elevati per quelle superiori».
La contribuzione a carico delle aziende sarà  di 1,31% per i lavoratori a tempo indeterminato. Per quelli a termine ci sarà  un’aliquota aggiuntiva dell’1,4% (tranne lavoratori in sostituzione e stagionali), recuperabile (fino a 6 mensilità ) in caso di assunzione a tempo indeterminato. È previsto un contributo (massimo di 1,5 mensilità ) che l’azienda deve versare all’Inps ogni volta che licenzia. Il nuovo sistema comporta la soppressione graduale dell’indennità  di mobilità  e della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività . Le maggiori risorse per i nuovi ammortizzatori verranno dall’addizionale comunale sui diritti di imbarco (biglietti aerei). 
2) La riforma prevede anche fondi di solidarietà  bilaterali (imprese-sindacati) per forme di cassa integrazione nei settori non coperti. L’istituzione dei fondi è obbligatoria per le imprese sopra i 15 dipendenti. I fondi potranno essere finanziati anche con lo 0,3% finora devoluto alla formazione. Verrà  confermata l’estensione della cassa integrazione straordinaria per le imprese del commercio tra 50 e 200 dipendenti, le agenzie di viaggio sopra i 50, le imprese di vigilanza sopra i 15. Si estende a tali settori la contribuzione dello 0,9%. Confermata anche la cassa per il settore aereo.
3) Aziende e sindacati potranno costituire fondi per incentivare l’esodo dei lavoratori anziani, quelli cui mancano 4 anni alla pensione.


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