by Editore | 1 Marzo 2012 8:27
DETROIT – Dall’alto dei 73 piani del quartier generale al Renaissance Center si gode uno dei panorami più estesi d’America: ma deve avere una vista davvero da Superman il Ceo Dan Akerson per vedere nell’accordo con Peugeot «un’alleanza che determinerà a lungo termine la redditività di General Motors» in Europa. La casa automobilistica più grande del mondo ha fatto registrare quest’anno 7,6 miliardi di dollari di profitti. Ma 335 milioni di dollari andranno adesso a coprire un quarto dell’aumento di capitale da un miliardo di euro e che a fine operazione varrà il 7 per cento della compagnia francese: che solo nella seconda metà dello scorso anno ha perso 497 milioni di euro.
L’accordo permetterà la condivisione di design e componentistica ma soprattutto la creazione di un centro di spesa di 125 miliardi di dollari: alla cassa dei fornitori lo sconto sarà eccezionale. Le due case sperano di risparmiare a regime 1 miliardo di dollari ciascuna: con la prima piattaforme comune prevista per il 2016.
Il ministro dell’Industria di Parigi, Eric Besson, sembra più preoccupato della campanilistica immagine di grandeur: «PSA Peugeot Citroen resterà francese» perché la famiglia Peugeot resterà primo azionista col suo 30 per cento. «Mi sono fatto assicurato da Phillipe Varin – aggiunge – che l’alleanza favorirà l’occupazione». Ma è lo stesso amministratore delegato a ricordare che «GM e Peugeot dovranno ridurre la loro capacità in Europa». E’ per questo che si sono alleate: per arginare le perdite.
Gli americani nel Vecchio Continente hanno dilapidato con la controlla Opel-Vauxall lo scorso anno 747 milioni di dollari: non proprio noccioline rispetto ai 14 miliardi buttati dal 1999. La storia prima felice, poi dolentissima e funesta è cosa nota: soprattutto in Italia. L’assegno staccato ieri sulla Senna è qualcosina di più della metà dei 2 miliardi di dollari che ancora nel 2005 dovettero firmare sul Po per rinunciare alla fallimentare alleanza con la Fiat. Nessuna storia è condannata a ripetersi ma si capisce perché gli analisti non brillino di entusiamo. «Peugeot ha bisogno di General Motors ma General Motors non ha bisogno di Peuget» dice alla Reuters Matthew Stover di Guggenheim Securities. L’accordo tra l’altro “inserisce un ulteriore elemento di complessità in un momento in cui
Gm si trova a un delicato passaggio della ritrutturazione dopo la bancarotta di 3 anni fa da cui è dovuta passare per avere gli aiuti di Stato di Barack Obama che hanno rilanciato tutto il settore. Per la verità qualche osservatore più scafato scommette anche che l’accordo con francesi servirà almeno a fare la voce grossa con Opel: è nella sussidiaria tedesca degli Usa che bisogna tagliare, licenziare, chiudere per ridurre i costi.
Il quadro è chiaro: le vendite di auto sono scese in Europa del 14 per cento nel 2007. La produzione in eccesso di Gm e Peugeot è del 25 per cento ciascuno. C’è da tagliare un milione e mezzo di macchine: almeno 5 stabilimenti da chiudere. Ma quello sì che è un lavoro che qui a Detroit sanno fare benissimo.
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