Al Jazeera, no al video E la polizia francese cerca il «terzo uomo»
Una chiave Usb è arrivata per via postale alla sede parigina della tv del Qatar. Contiene un montaggio video con la registrazione dei tre attacchi terroristici, con uno sfondo musicale e delle citazioni del Corano. I politici hanno subito reagito. Nicolas Sarkozy, che è molto vicino all’emiro del Qatar, ha fatto pressione per evitare questa messa in onda ma i mezzi dello stato sono relativi. E nessuno sa se un’altra copia del video sia in circolazione e possa venir diffusa su Internet. Sarkozy, che ha definito «scelta ragionevole» la decisione di Al Jazeera, ha minacciato di oscurare le tv che trasmetteranno il video. Mentre il candidato socialista, Franà§ois Hollande, ha minacciato il Qatar, che ha fatto della Francia la sua testa di ponte in Europa: in caso di diffusione del video su Al Jazeera potrebbe «venir compromessa l’installazione di Al Jazeera Sport», prevista prossimamente a Parigi.
Ma chi ha spedito il video? Gli inquirenti cercano un «terzo uomo», oltre a Mohamed Merah e il fratello, Abdelkader, ora in carcere, incriminato di «complicità negli assassinii». La tesi del «lupo solitario», sostenuta dalle autorità , comincia ad essere smentita dai fatti. La busta è stata spedita mercoledì 21 marzo da una cittadina a 25 chilometri da Tolosa. Perciò non può essere stato Mohamed Merah, che in quel momento era accerchiato nel suo appartamento dagli uomini del raid, né dal fratello, che era già in stato di fermo. Ieri, l’ex capo dei servizi, Yves Bonnet, ha rilasciato un’intervista che ha sollevato una forte polemica: Bonnet si chiede come mai l’assassino aveva «un corrispondente» alla Dcri (la nuova denominazione dei servizi segreti), con cui aveva chiesto di parlare mentre era assediato nell’appartamento. «Non so fino a dove poteva andare questa collaborazione – ha detto – ma ci si può interrogare su questo punto». Il capo della Dcri, Bernard Squarcini, ha poi smentito seccamente che Merah fosse «un informatore della polizia».
Polemica anche sulla sepoltura dell’assassino, che il padre, che vive in Algeria, vorrebbe fosse fatta nel suo paese d’origine. Il padre ha anche affermato di aver l’intenzione di sporgere denuncia contro la Francia per l’uccisione del figlio. «Se fossi il padre di un mostro del genere, starei zitto per la vergogna» gli ha risposto durissimo il ministro degli esteri, Alain Juppé.
La Francia è profondamente scossa dai fatti di Tolosa e Montauban, che non sembrano però avere, per il momento, un’influenza sulle intenzioni di voto. Il primo sondaggio realizzato dopo il massacro di sette persone, dell’istituto Ipsos, conferma Hollande in testa (al primo e al secondo turno, rispettivamente 28% e 54%), con un leggero calo e Sarkozy battuto, ma in progressione (27,5% al primo turno). Marine Le Pen, che per prima ha cercato di sfruttare il dramma stabilendo un legame tra terrorismo e immigrazione, guadagna un punto e, con il 16%, è al terzo posto. Anche Jean-Luc Mélenchon del Front de gauche, che non ha voluto sospendere la campagna durante le ore del lutto, è in crescita, al 13%. Mentre il centrista Franà§ois Bayrou perde terreno (11,5%) e forse paga nell’elettorato moderato le prime dichiarazioni imprudenti dopo il massacro.
Il primo turno è tra quattro settimane e i francesi continuano a voler sentir discutere sulle principali preoccupazioni del paese: in testa arriva il lavoro, con una disoccupazione che nei cinque anni di Sarkozy è cresciuta del 35% (730.300 persone in più senza lavoro). 2,8 milioni sono disoccupati, cifra che sale a 4,2 milioni (e a 4,5 milioni con i territori d’oltre mare) se si calcola anche chi ha un lavoro part time e ne cerca uno a tempo pieno.
Per il portavoce del Ps, Benoà®t Hamon, «la disoccupazione è il naufragio di questo quinquennato». Dopo il lavoro, le principali preoccupazioni dei francesi sono il potere d’acquisto, la scuola e la casa. La sicurezza, su cui Sarkozy ha centrato la sua campagna, e ancora meno l’immigrazione, restano in secondo piano, malgrado quello che è successo a Tolosa e Montauban. Ormai, tre quarti dell’elettorato afferma di aver fatto una scelta definitiva.
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