by Editore | 6 Marzo 2012 10:39
Lui: la foto di Vasto non c’entra, basta riformare le primarie. Ma chi chiede il «dibattito» in direzione intende dire «congresso». Dopo maggio«In Sicilia ci sono problemi politici che le primarie non risolvono. È la politica che deve risolverli». Pier Luigi Bersani cerca di parare i colpi. Ma il terremoto palermitano – la vittoria del candidato Ferrandelli e la sconfitta della ‘sua’ Rita Borsellino – lo investe in pieno. Lui, la sua segreteria, la linea politica che con interminabili andirivieni sostiene dall’elezione a leader (2009), la ricerca degli accordi a sinistra, e di lì con il Terzo Polo, corteggiato speciale del Pdl. È talmente malmesso che gli porge una mano Pier Ferdinando Casini (con lui ieri presentava un libro sul sindaco Vassallo, ucciso dalla mafia): «Un accordo tra moderati e riformisti serve al paese e perciò tengo al rapporto con Bersani che rappresenta l’anima moderata e riformista del centrosinistra».
Ma nel Pd sta per scattare l’ora della verità . Da Palermo, Beppe Lumia, grande elettore di Ferrandelli e fautore dell’accordo con il presidente della regione Lombardo, è formalmente l’unico a fare il frontale con il piano più alto del Nazareno: «Ascolteremo la base e decideremo se chiederne le dimissioni oppure no».
A Roma esplicitamente nessuno punta così in alto. Ma è solo questione di forme. Walter Verini, braccio destro di Veltroni: «Quello che ora serve al Pd è un dibattito approfondito sulla proposta politica». La segreteria vive la sindrome «del fortino assediato», dice, e chiede un dibattito nella direzione, il parlamentino del partito, che «non si riunisce dal 3 ottobre del 2011». E al di là delle «specificità locali», altro che primo partito nei sondaggi: il voto «ci conferma come un partito chiuso nel recinto della sinistra e destinato alla sconfitta». Giorgio Tonini, altro veltroniano doc: c’è «un’ipotesi politica, l’Unione di Vasto, che ogni giorno perde un pezzo di credibilità . Bersani ha giustamente rispedito al mittente la proposta berlusconiana di Grosse Koalition pre-elettorale. Ma qual è la proposta di governo del Pd?».
Chi dice «direzione» pensa in realtà al congresso. Ma non lo chiederà , almeno fino alle amministrative di maggio. Alle quali però vuole arrivare con una gestione «collegiale», altro modo per dire «segreteria commissariata». Stessa musica viene dagli ex ppi: il segnale di Palermo «va ben oltre» il caso locale, dice Lucio D’Ubaldo. «Salta l’ipotesi di un centro-sinistra asservito alle logiche del movimentismo. Dopo Berlusconi cambia tutto. I Democratici devono porsi al centro di una grande iniziativa, aperta ad alleanze coerenti e vincenti».
Il problema interno stavolta è inarginabile, se a seppellire l’ipotesi neoulivista è nientemeno che Enrico Letta, vice di Bersani. «L’alleanza solo con Sel e Idv non basta, è un accordo del passato. I nostri elettori e militanti a Palermo ci hanno chiesto un accordo di altro genere, che guardi al centro». Frase dura, addolcita più tardi da Francesco Boccia: «Chi oggi dentro il partito o fuori» utilizza il caso Palermo «per regolare i propri conti, ha sbagliato l’indirizzo». Ma poi neanche lui resiste alla tentazione: «A Sel e Idv consiglio di fare congressi straordinari per capire se sono a favore o contro Monti». Ma è retorica: Sel e Idv sono contro. E qui replica Gennaro Migliore, braccio destro di Vendola, che ha sconfitto due volte Boccia alle primarie pugliesi: «Indegna aggressione alle primarie. Non ci saremmo mai permessi dopo alcune clamorose sconfitte di candidati del Pd, da Boccia a Pinotti, definire i loro sostenitori kaputt».
La contraerea di Bersani si fa sentire. Matteo Orfini: strumentalizzazione «indecente», «una chiara mancanza di rispetto, sia nei confronti dell’autonomia del partito che degli elettori palermitani». Stefano Fassina: «Che c’entra la foto di Vasto? Se Palermo archivia Vasto, come puntiamo a vincere a Genova? Come pensiamo si possa governare a Milano e nelle mille altre realtà dove il centrosinistra è insieme, spesso alleato di forze moderate?». Per svelenire il tiro al segretario, i due avevano già pensato di rinunciare alla partecipazione al corteo della Fiom, venerdì 9, dove sfileranno i No Tav. Vincenzo Vita: «Utilizzare la vicenda per un’ulteriore svolta a destra del Pd è un politicismo fuori luogo».
Ma ormai la guerra è aperta. Lo sa Bersani che ammette «il problema politico», ma lo recinta in Sicilia: «Non so cosa c’entri la foto di Vasto con Palermo. Tutti i candidati hanno sottoscritto il patto del centrosinistra e con il centrosinistra abbiamo vinto a Torino, a Milano, a Bologna. Non ci siamo sbagliati». Si pone certo, concede, «il problema di ragionare sul centrosinistra che non si arrocchi e si rivolga ai moderati ed alle forze civiche per un’alternativa alla destra». Le primarie «non sono un pranzo di gala» ma non devono essere neanche «un regolamento di conti».
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