A fine 2011 adesioni in crescita al sindacato di Corso Italia: raggiunta quota 5milioni 686mila

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Nel corso di un 2011 eccezionalmente duro per il mondo del lavoro, la Cgil conta 700mila nuove tessere ed arriva così a sfiorare i sei milioni d’iscritti. Gli italiani con in tasca l’adesione al sindacato di Corso Italia nel 2010 erano 5 milioni e 658mila, di cui 2 milioni e 618mila tra i lavoratori attivi. Oggi, invece, sono 5 milioni e 686mila, di cui 2 milioni e 651mila tra meccanici, tessili, chimici, addetti dei servizi e del pubblico impiego in attività .
UN SUCCESSO DEL SINDACATO
Numeri che, sommati al fisiologico turn-over dell’organizzazione in particolare generato dalle persone che negli ultimi mesi hanno perso il posto di lavoro e, di conseguenza, la tessera sindacale il saldo attivo arriva ben oltre 650mila ingressi alla confederazione, pari alla popolazione di un’intera provincia italiana di media grandezza.
La confederazione di Corso Italia, comprensibilmente, festeggia i dati sulle adesioni come un grande successo per l’organizzazione. Perché guadagnato nonostante gli effetti devastanti della recessione, che ha determinato milioni di ore di cassa integrazione e il licenziamento di moltissimi dipendenti che erano stati posti nelle liste di mobilità . E perché ottenuto a dispetto della persistente strategia di isolamento e demonizzazione messa in atto dal vecchio governo Berlusconi e da una parte della classe imprenditoriale, a cominciare dalla Fiat. «Certo, quello del tesseramento 2011 è un risultato molto bello per il sindacato, tanto più considerando gli attacchi politici pesantissimi a cui è stata sottoposta la Cgil, i contratti separati nei settori del commercio e dell’ortofrutta, i due scioperi generali e le tante iniziative di mobilitazione» commenta Enrico Panini, segretario confederale responsabile dell’organizzazione. «L’aumento dell’1,24% degli iscritti tra gli attivi, in particolare, ci dice del lavoro minuto svolto fabbrica per fabbrica da oltre 100mila delegate e delegati, nostro vero punto di forza. La confederazione si è dimostrata punto di riferimento costante per la difesa dei diritti, ha saputo dire dei no, ma ha anche presentato proposte concrete stando nel merito dei problemi».
Non a caso, le categorie ad aver registrato i maggiori incrementi sono state quelle più esposte al «taglieggiamento» datoriale: i lavoratori della conoscenza della Flc sono cresciuti dell’8,3%, quelli del commercio e dei servizi della Filcams del 5,3% e, su tutti, i precari del Nidil del 14,5%.
UNA DIMOSTRAZIONE DI DEMOCRAZIA
Eppure, prima ancora che del sindacato, questi numeri sono «un successo del Paese, un segnale importante per la salute e la maturità  della sua democrazia in questo Paese» spiega ancora Panini, poichè «la crisi tende ad individualizzare, ad isolare le persone nei propri problemi. Invece tra i lavoratori italiani resiste l’idea di collettività  nell’affrontarli».
E per la Cgil sono già  chiare le prossime sfide: rendere operativo entro il 2012 il meccanismo di certificazione degli iscritti concordato con Cisl e Uil, e raggiungere i 6 milioni di tesserati entro il 2013.


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