by Editore | 12 Febbraio 2012 10:52
CITTà€ DEL VATICANO – C’è uno spettro che si aggira in Vaticano, dietro i veleni insinuatisi in Curia e le lettere al vetriolo divulgate dai media. Un fantasma pronto a manifestarsi molto presto, tra pochi mesi, sotto le sembianze della Commissione Europea. A giugno, infatti, l’organismo comunitario deciderà se la Santa Sede avrà corrisposto a tutti gli adeguamenti richiesti a livello internazionale per contrastare il riciclaggio di denaro sporco, la criminalità organizzata e il traffico di droga. E valuterà se iscriverla nella cosiddetta “white list”, la lista dei Paesi virtuosi in materia di transazioni finanziarie.
Una questione molto cara al Papa, che di recente, addirittura con un Motu proprio, ha dotato la Santa Sede di un nuovo ente di controllo economico interno. Un’azione portata avanti dal suo braccio destro, il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ma in Vaticano cominciano ad affiorare forti dubbi su quella che sarà la decisione finale degli esperti europei. E chi vuole colpire non tanto il Pontificato, ma soprattutto la gestione dell’attuale segretario di Stato, potrebbe agire facendo pubblicare missive segrete, che se da un lato puntano a vendicarsi di promozioni mancate e di posti assegnati ad altri, dall’altro sono destinate a ripercuotersi con effetti molto negativi sull’immagine internazionale del Vaticano. Con il rischio di vanificare gli sforzi per iscriversi all’elenco degli Stati puliti, la “white list” appunto.
Ieri il Fatto quotidiano ha preannunciato «nei prossimi giorni» la pubblicazione di un nuovo documento sulle questioni riguardanti l’anti-riciclaggio. E il cardinale Paolo Romeo, l’arcivescovo di Palermo che nei giorni scorsi un documento pubblicato dallo stesso giornale considerava autore di una confidenza fatta in un suo recente viaggio in Cina, su un ipotetico prossimo attentato a Benedetto XVI, ha riaffermato al Papa la sua «indiscussa fedeltà e gratitudine».
Durante la messa celebrata nel quinto anniversario del suo ministero a Palermo ha ringraziato i fedeli per «la vicinanza nei momenti di fragilità », ricordando anche il viaggio del Pontefice nel capoluogo siciliano il 3 ottobre 2010. E poi ha concluso con un sibillino: «In un momento così travagliato della storia anche della Chiesa, la gente guarda alla comunità ecclesiastica».
Martedì si terrà in Vaticano un appuntamento importante. Un Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede. Una riunione prevista, guidata dal cardinale Bertone e convocata per fare il punto sulla salute finanziaria dello Stato, e alla quale prenderanno parte fra gli altri i cardinali Scola, Vallini, Bertello, Calcagno, Versaldi. Potrebbe trasformarsi in un giorno di San Valentino poco idilliaco, a fronte di possibili voci dissenzienti che chiedano ragione dell’uscita di carte riservate sul caso di Carlo Maria Viganò, il monsignore spedito come nunzio a Washington, ma fino a pochi mesi fa segretario generale del Governatorato concentratosi nel combattere la corruzione interna.
L’operazione trasparenza, voluta con forza da Joseph Ratzinger, è stata portata avanti dal nuovo presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi. Di recente un gruppo di esperti legali e finanziari di più Paesi (Federazione Russa, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Liechtenstein) si sono incontrati con rappresentanti di Segreteria di Stato, Governatorato, Uffici Giudiziari, Gendarmeria, Ior, e anche dell’Autorità di Informazione Finanziaria, l’organismo di nuovo conio voluto dal Papa alla fine del 2010 e guidato dal cardinale Attilio Nicora. Il 24 gennaio scorso la Santa Sede ha poi sottoscritto tre convenzioni internazionali per rendere più incisiva la prevenzione contro forme di riciclaggio, traffico di droga e criminalità organizzata. Con documenti di ratifica e adesione firmati da Bertone.
Una nota vaticana ha reso noto che «l’esito di questa procedura sfocerà nel rapporto finale di valutazione che sarà sottoposto alla discussione», presumibilmente a metà del 2012. Sarà in gioco, con l’eventuale ingresso nell’elenco dei Paesi puliti, la credibilità finanziaria e internazionale del Vaticano.
«Il passo compiuto – ha spiegato difatti monsignor Dominique Mamberti, il ministro degli Esteri vaticano – vuole essere un ulteriore riconoscimento da parte della Santa Sede del fattivo impegno con cui la comunità degli Stati previene e combatte gravissime attività criminali transnazionali, di tragica attualità , attraverso appropriati strumenti di cooperazione internazionale». Un passo teso, nell’intenzione del Vaticano, ad adeguare l’ordinamento interno ai più rigorosi parametri normativi concordati a livello internazionale. E, in particolare, alle raccomandazioni in materia di finanziamento del terrorismo e di antiriciclaggio che arrivano dal Gafi, cioè dall’organismo intergovernativo che elabora e sviluppa le strategie di lotta al riciclaggio del denaro sporco.
Una sfida difficile per la Santa Sede, combattuta al suo stesso interno da chi, per ragioni diverse, tenta di minarne la credibilità . Ieri il cardinale Camillo Ruini, chiudendo il simposio “Gesù nostro contemporaneo”, promosso dalla Cei nell’ambito del Progetto culturale, ha usato parole che possono essere lette in modi diversi. Ricordando la necessità che la missione della Chiesa «ritorni ad essere quello che è stata all’inizio: una scelta di vita che coinvolge l’intera comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri, ciascuno naturalmente secondo le condizioni concrete della sua esistenza». Ma come ha invitato il cardinale Angelo Bagnasco, attuale presidente della Cei, a Genova, dov’è arcivescovo metropolita: «Bisogna pregare. Altro che fare».
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