Valsusa, guerriglia in autostrada idranti contro i sassi dei No-Tav Passera: i lavori vadano avanti

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SUSA – La strade della Valsusa sono percorsi di guerra. Fascine, cassonetti della spazzatura, grossi massi bloccano tutte le vie tranne la statale 24 del Monginevro, unico passaggio obbligato per chi vuole attraversare la valle. Per i convogli di polizia e carabinieri però è bloccata anche quella. La zona è off limits per chi indossa una divisa: persino una pattuglia della Stradale è stata aggredita. Per il cambio turno i contingenti che sorvegliano il cantiere di Chiomonte devono valicare le montagne passando da Pinerolo. Il giorno dopo il terribile volo di Luca Abbà  dal traliccio di Clarea sorprende una valle sempre più carica di tensione. Lunedì notte i No-Tav hanno cercato di bloccare l’autostrada anche a Salbertrand per chiudere ogni via di accesso a carabinieri e polizia. Ci sono stati lanci di pietre, fumogeni e cariche con gli idranti. I plotoni sono riusciti infine a liberare il casello inseguendo i manifestanti sino alle prime case del paese.
Ieri però accade qualcosa di sorprendente. E quasi mezzogiorno quando i No-Tav che bloccano l’A32 allo svincolo di Chianocco vedono comparire le colonne di blindati della polizia in arrivo da Torino. Un altro convoglio appare dalla direzione opposta, guidato da un idrante. È lo sgombero che tutti si aspettano e quindi si dà  fuoco alla barricata. L’idrante pompa raffiche d’acqua compressa sui manifestanti che urlano il nome di Luca Abba e ritmano: «Sarà  dura». I plotoni si schierano di fronte ai No-Tav. Parte qualche sasso, lo scontro pare inevitabile. Invece, come per incanto, tutto si ferma. Le due schiere si fronteggiano per due ore poi i reparti si ritirano. La giustificazione ufficiale è che non sono arrivati i mezzi della Sitaf per rimettere in sesto la carreggiata. L’A32 quindi non può essere comunque aperta anche se basterebbe un po’ di pressione dei plotoni per liberare lo svincolo. È più probabile che sia invece arrivato il messaggio di Annamaria Cancellieri, ministro dell’Interno, che a margine di un’audizione alla commissione antimafia, ha parlato dell’incidente a Luca Abba dicendo: «È un fatto triste e grave perché tocca un giovane. Spero che questo non esasperi ancor più gli animi. Ci vuole riflessione, dialogo e equilibrio». In più il prefetto di Torino, Alberto De Pace, è stato convocato a Roma in mattinata e ha dovuto rimandare l’incontro con i sindaci della zona. L’ordine quindi è di stemperare gli animi anche se Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico ha dichiarato in quelle stesse ore che la Tav si deve fare: «Il lavoro è in corso e deve continuare nel modo migliore come previsto». Dopo l’incidente a Luca Abbà  però nessuno se la sente di rischiare oltre. «Basterebbe un altro ferito grave per incendiare la valle» ammettono polizia e carabinieri. Dal Cto intanto arrivano notizie confortanti. «Forse giovedì Luca potrà  essere svegliato dal coma indotto» ammettono i medici. Ieri la Digos ha consegnato un dettagliato rapporto sull’incidente alla baita Clarea al procuratore capo Giancarlo Caselli.
Luca però è ormai un simbolo per chi non vuole l’Alta Velocità . È in suo nome che ora il Movimento si raduna e progetta una strategia che mira a bloccare la valle almeno sino a sabato, in previsione di una grande manifestazione a Torino. Il problema però sono i numeri e lo rivelano i continui appelli lanciati dai siti del Movimento. Occorre gente per i turni ai check point che bloccano le strade e intanto i camionisti in coda da ore mostrano i primi segni di esasperazione.


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