Un ufficio e un «dizionario» contro le liberalizzazioni
«Qualche miliardo di debiti mi provocano meno notti insonni dell’idea di qualche centinaio di migliaia di disoccupati» diceva con tono lapidario l’ex cancelliere austriaco Bruno Kreisky, di cui si è celebrato l’anno scorso il centenario della nascita. Allora quella frase celebre, è rispuntata come un fantasma eretico nelle centinaia di iniziative, serial tv e spettacoli teatrali dedicati alla sua memoria. Un’intensità celebrativa pari solo alla rimozione dell’eredità politica del vecchio cancelliere.(E della sua biografia, perchè un Bruno Kreisky che fuggiva dal nazismo nell’Austria di oggi difficilmente troverebbe asilo). Tuttavia, se la disoccupazione in Austria oggi è la più bassa d’Europa, al 4,1%, lo si deve anche all’effetto di onda lunga delle politiche di piena occupazione dei governi a guida socialdemocratica. Ma da tempo la musica è cambiata. Lo Sparpaket (pachetto risparmio) appena varato dalla coalizione di governo tra i socialdemocratici (Spoe) del cancelliere Werner Fayman e i popolari (Oevp), in sintonia col ritornello rigorista europeo, colpisce – manco a dirlo – le pensioni. In controtendenza si muove il Comune di Vienna, storico fortino socialdemocratico, ora governato per la prima volta da una coalizione rosso verde. Investire contro la crisi la parola d’ordine. Al municipio incontriamo David Ellensohn, capogruppo dei Verdi. Ci saranno privatizzazioni dei servizi pubblici, gli chiediamo? «Sicuramente no, è talmente fuori discussione che non ne parliamo neppure. Noi e la Spoe siamo totalmente d’accordo sulla priorità del sociale, della salute, della cultura dei servizi, in questi tempi più necessari che mai. La domanda che ci poniamo è come incrementarli». Una via è redistribuire le spese: Rimane l’asilo nido gratuito, saranno tagliate invece le sovvenzioni alle industrie e per la costruzione di nuovi garage. Aumentano da marzo tariffe per parcheggi e multe. In cambio trasporti pubblici meno cari. È l’inizio del ridisegno degli spazi urbani a favore dei pedoni e delle biciclette perseguita dalla vicesindaca verde Maria Vassilakou. In fase d’avvio il progetto delle centrali solari collettive da costruire sui tetti di Vienna. Basta prenotarsi, (in seguito sborsare 500 euro), a tutto il resto ci pensa il comune. I servizi sociali a Vienna hanno una solida tradizione, fin dall’esperimento singolare di riformismo radicale che fu la «Vienna Rossa» degli anni 1923-34. Ne è rimasto la vasta rete delle case e delle piscine comunali. Comparata con altre città le liberalizzazioni sono state contenute (però vi è stata una spericolata operazione finanziaria che ha dato in cross border leasing a una società americana il 10% dei vagoni della metropolitana e un 20% delle fognature). Contro la politica di liberalizzazione dei servizi pubblici essenziali dell’Ue il comune di Vienna ha allestito, un ufficio apposito una specie di trincea anti-Bolkenstein (la direttiva europea del 2004). Si chiama Dezerna t fuer Daseinsvorsorge (ufficio per la previdenza esistenziale) riguarda i beni comuni come acqua, salute, servizi sociali, smaltimento rifiuti e istruzione. Un dizionario della previdenza esistenziale si trova sul sito del Comune. Ecco per ogni settore un «argomentario contro la liberalizzazione» che spiega come le caratteristiche dei servizi sociali portino a un Marktversagen, fallimento del mercato, smontando l’idea che maggiore competizione e più privato migliorino l’efficienza: uno dei motivi, il privato non considera le «esternalità », gli effetti sull’intera società oltre che sul singolo individuo dei servizi (un accesso universale all’istruzione è un vantaggio per l’intera società diceva già Adam Smith, ricorda il documento). Fondamentale l’ argomentazione su come la giustizia distributiva, un uso e accesso universale a beni comuni e servizi a prescindere dal reddito, possa garantire solo il pubblico, mentre il privato è funzionale a una logica di servizio minimo. L’argomentario sull’acqua mette anche in guardia da esternalizzazioni di gestione dei servizi idrici: comporterebbero una perdita di competenza specifica diretta, col risultato di perderne alla fine anche la capacità di controllo e monitoraggio. Vienna, che ovviamente gestisce direttamente in house ogni aspetto del servizio idrico, ha sancito nel 2001 nel proprio statuto il carattere pubblico e del servizio idrico e delle foreste che proteggono le fonti d’acqua. L’acqua di Vienna proviene dalle montagne della vicina Bassa Austria dove il Comune ha acquisito 40 mila ettari di territorio lungo le sorgenti e falde acquifere, per garantirne la cura ambientale, un’attività «antieconomica» che nessun privato potrebbe fornire. «Garantire la qualità e non la massimazione del profitto – si legge nella ” Wiener Wassercharta ” – le misure economiche vanno subordinate al bene comune».
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