Un incendio nella prigione: più di 350 i detenuti morti

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È di almeno 350 morti e decine di feriti (nella foto Reuters) il bilancio dell’incendio divampato nel carcere di Comayagua, in Honduras, la notte di mercoledì. Il bilancio potrebbe ulteriormente aggravarsi.
Le cause che hanno scatenato l’incendio nella struttura penitenziaria, in cui sono rinchiusi 820 detenuti, non sono ancora state chiarite. Due le ipotesi di cui ha parlato il ministro della sicurezza Pompeyo Bonilla: che il rogo sia stato provocato da uno o più detenuti o che sia dovuto a un cortocircuito provocato da uno o più detenuti forse nel tentativo di fuga. Una terza ipotesi, non esclusa dal capo della polizia Hector Mejia, è che nel carcere sia scoppiata una rivolta la sera di mercoledì. «La polizia penitenziaria – spiega il direttore del carcere Danilo Orellana – ha aiutato i detenuti ad uscire», alcuni hanno sfondato il tetto del carcere. Alcuni altri sono riusciti a fuggire.
Il carcere di Comayagua è a un centinaio di km dalla capitale Tegucigalpa e vicinissimo alla grande base militare di Palmarola (dove stazionano anche contingenti Usa fin dalla guerra sporca contro i sandinisti nicaraguensi). E’ la peggior catstrofe che abbia finora colpito l’Honduras, a parte i disastri naturali. Il ministro per la sicurezza Bonilla ha dichiarato che sono stati recuperati 272 corpi ma che il bilancio è destinato a salire. Il commissario per i diritti umani, Ramon Custodio Lopez, ha parlato di 356 vittime. Le fiamme hanno distrutto la metà  della prigione, mentre l’altra metà  è rimasta pericolante. Per questo motivo i detenuti sono stati confinati in un’area all’aperto. Molti di loro accusano la direzione del carcere di non aver aperto in tempo le celle, malgrado le loro grida di aiuto.
Ma la strage di Comayagua non è solo la più grossa tragedia di questo tipo mai avvenuta in Honduras, bensì anche in tutte le prigioni dell’America latinai nell’ultimo quarto di secolo.
In Honduras un precedente si era registrato nel maggio 2004, quando in un incendio nel carcere di San Pedro Sula, nel nord del paese, morirono 107 detenuti, quasi tutti componenti della pandilla della Mara Salvatrucha.
In America latina fra le altre tragedie analoghe, spesso conseguenza di rivolte, i 250 morti nel giugno 1986 in tre carceri di Lima, in disordini organizzati dai detenuti di Sendero luminoso e del Tupac Amaru; i 111 detenuti morti nell’ottobre ’92 in una rivolta nel carcere di Carandirù a San Paolo del Brasile; i 120 morti nel gennaio ’94 nel carcere venezuelano di Sabaneta, a Maracaibo; i 135 detenuti morti nel marzo 2005 nell’incendio nella prigione di Higuey, ad est di Santo Domingo, Repubblica Dominicana, in scontri fra bande rivali.


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