by Editore | 23 Febbraio 2012 8:46
Hanno continuato «a vederla» per settimane, dopo il naufragio. Un rincorrersi di segnalazioni. La signora di Terni, che la ricorda sul ponte senza salvagente e con un cappotto scuro due volte più grande di lei. L’animatore mascherato da Uomo Ragno che la vide accanto al papà con il vestitino della festa. Una coppia di coniugi spagnoli, che non potranno mai dimenticare l’espressione sconvolta di quell’uomo con la bimba al fianco. È stata una morte lunga 40 giorni, quella di Dayana Arlotti, 5 anni, alla sua prima crociera. Una morte impossibile da accettare. E non solo per mamma Susy, 28 anni, che come tante altre volte aveva consegnato la figlia all’ex marito, sapendo con quale trepidazione Dayana aspettasse da giorni quella vacanza. Ma per tutti, soccorritori compresi, che per settimane, anche a costo di sbattere contro l’evidenza, hanno continuato a soffiare in quella bolla di speranza che in certi momenti è l’unico argine alla follia.
E invece Dayana, da quella notte del 13 gennaio, non si è mai mossa da dove l’ha sorpresa l’acqua, mentre con il padre Williams, riminese di 36 anni, e la compagna di lui, Michela Maroncelli, 32 anni, cercava una via di fuga in quella nave trasformata in bolgia. Ieri il suo corpo è stato recuperato assieme ad altri 3 nella pancia della Concordia, vicino al ponte 4. Altri 4 cadaveri sono stati individuati poco distante, ma, causa il peggioramento delle condizioni del mare, non sono ancora stati recuperati. Sale così a 25 il bilancio delle vittime (7 i dispersi). E sale anche la febbre dell’inchiesta condotta dalla Procura di Grosseto.
Dopo il comandante Francesco Schettino, agli arresti domiciliari, e il suo vice Ciro Ambrosio, indagato, sono finite sotto inchiesta altre 7 persone: il vicepresidente esecutivo, Manfred Ursprung, il capo dell’unità di crisi della Costa, Roberto Ferrarini, il superintendente Paolo Parodi e 4 ufficiali presenti in plancia la sera del naufragio (Andrea Bongiovanni, Roberto Bosio, Silvia Coronica e Salvatore Ursino). Per tutti, l’accusa è quella di errori nella manovra d’avvicinamento al Giglio e carenze nella gestione dell’emergenza. Nei loro confronti, Costa Crociere ha ribadito «piena fiducia».
Gli ultimi attimi di Dayana, che solo qualche ora prima la madre era andata a prendere all’asilo per poi affidarla al padre, restano scolpiti nelle parole di Michela Maroncelli, l’unica dei tre ad essersi salvata. La donna ha raccontato che quando la Costa ha cominciato ad inclinarsi loro hanno subito raggiunto un punto di ritrovo dal quale calavano scialuppe. «Qualcuno dell’equipaggio ci ha però detto di spostarci sull’altro ponte». Ed è stato durante il tragitto, mentre percorrevano un corridoio, che sono stati sorpresi dall’acqua: «Io ero davanti — ha raccontato Michela —, quando mi sono girata, Williams e Dayana erano scomparsi».
Mamma Susy è tornata ieri al Giglio, ma da giorni aveva cominciato ad accettare l’inaccettabile: «La tomba di Dayana — ripeteva — non può essere il mare: se non ci sono più speranze, voglio almeno un luogo dove portarle i fiori…». Ora la piccola riposa all’obitorio di Grosseto in attesa del viaggio verso il Riminese. Saranno i parenti ad effettuare il riconoscimento: «La madre — afferma uno dei legali — non se la sente…».
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