Tra Camus e Latouche l’economia del “Sufficiente”
Quando un giorno la Terra sarà troppo piccola per tutti, allora sì che ce ne accorgeremo. Ci spareremo addosso per la sopravvivenza dopo averlo fatto per il petrolio, per l’acqua e per l’uranio. Lo faremo per il suolo e il sottosuolo, per il cibo e i serbatoi delle macchine. Andrea Segrè, economista triestino e preside della facoltà di Agraria all’Università di Bologna, immagina come sarà l’apocalisse del mondo occidentale, schiavo della triade crescita-consumo-debito. Lo fa nel suo Basta il giusto (quanto e quando) (Altreconomia), un libretto sottile costruito come una lettera a uno studente universitario diciottenne. Quando un giorno la Terra sarà troppo piccola per tutti, sarà pure troppo tardi. Perciò bisogna agire adesso, e una strada per Segrè esiste già . Sarà l’ossimoro a salvare il mondo, a garantire ancora un futuro. La strada delle contraddizioni apparenti condurrà “lentamente, ma per davvero” a meno benessere e più ben vivere. A una società con un modello economico in grado di ridurre le diseguaglianze riducendo il possesso, votandosi alla cultura della sufficienza.
Segrè cita “la società diversamente ricca di Riccardo Lombardi, la povertà felice di Albert Camus, l’opulenza frugale di Serge Latouche”. Le chiama visioni, non utopie, giacché se utopie fossero sarebbero “utopie concrete”. L’elogio del limite e della vita responsabile passa dunque attraverso un mondo nuovo che rinneghi “la pervasiva cultura del consumo e del rifiuto che generano lo spreco di cui siamo circondati e sommersi”. Se entro il 2030 il 48% dei maschi inglesi e il 43% delle donne sarà obeso; se il 40% della popolazione mondiale dispone di meno di 50 litri d’acqua al giorno mentre ogni italiano di 250; se un cittadino dell’India consuma 4 tonnellate annue fra minerali, carburanti fossili e biomasse contro le 40 dei Paesi industrializzati; allora servirà un pianeta di riserva che non c’è. L’utopia concreta e la strada dell’ossimoro possono invece cambiare i comportamenti di consumo. Segrè alla fine trova una formula per l’Homo Sufficiens: meno spreco, più ecologia. Il microcredito, la filiera corta, il commercio equo. “Non è un sacrificio, non è fare senza. Sapere che abbastanza è abbastanza significa aver sempre a sufficienza”.
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