Svuota-carceri, il governo mette la fiducia Ostruzionismo lumbard.
ROMA – Il governo è costretto alla fiducia sul decreto carceri. L’ostruzionismo della Lega, una pioggia di oltre 500 emendamenti, oltre cento interventi programmati in aula, mettono a rischio la conferma del decreto che scade il 20 febbraio. Il consiglio dei ministri viene convocato ad horas. Per il Guardasigilli Paola Severino, costretta a lasciare a metà un’audizione di fronte alla commissione Antimafia, non c’è altra chance. Si decide la mattina, appena annusata l’aria di rivolta del Carroccio. Si vara alle 18. La fiducia sarà posta oggi. Si voterà domani. Ma i leghisti accusano la maggioranza per un dl «vergognoso e inutile» (Molteni) perché privilegia gli arresti domiciliari in luogo della cella. Perché, nell’arco di un anno, porterà fuori dei penitenziari 3.800 detenuti che potranno scontare a casa gli ultimi 18 mesi.
È un giorno di affanno per il governo sul fronte della giustizia. Lega a parte, c’è l’Anm che solo grazie a un appuntamento con il premier Monti, Severino e Catricalà , rinvia all’ultimo momento lo sciopero contro la norma sulla responsabilità civile. Ma l’Anm si dice pronta a dichiararlo se dal confronto non dovessero arrivare assicurazioni certe.
Non basta. Su due decreti di Severino si scatenano i dubbi della maggioranza. Lo scontro più clamoroso è sulle carceri dove esplode il caso dell’emendamento Lusi, il senatore della Margherita finito sotto inchiesta, che solo qualche settimana fa aveva ottenuto di inserire nel dl una modifica delle attuali regole sulla riparazione in caso di ingiusta detenzione. Vecchia norma, figura nel codice di procedura all’articolo 314. Copre tutti i casi a far data dall’89, quando decollò il codice. Ma Lusi retrodata tutto al primo luglio dell’88. Sottoscrivono la proposta molti del Pd, come l’ex pm Casson, che ne parla come di «una norma giusta e impeccabile». Eccone altri: Carloni, Chiaromonte, Magistrellli, Garavaglia. Ci sono i radicali. Ma nel Pd, già al Senato, protestano. Della Monica si chiede: «Chi c’è dietro quella norma? È inaccettabile e incostituzionale». Berselli (Pdl) la definisce «oscura e opaca». Dall’Aquila la rivendica un Pd seguace di Lusi, Giulio Petrilli, che la definisce «giusta perché riguarda tante persone che hanno subito l’arresto e sono state assolte».
Ieri il caso esplode alla Camera. Quando la commissione Affari costituzionali critica l’articolo. La maggioranza si divide. Fonti del Pd riferiscono che il capogruppo Franceschini insista per cancellarla, preoccupato che Lusi “sporchi” ancora il Pd e spunti fuori un nome eccellente per l’indennizzo di Stato. Valutato dalla commissione Bilancio del Senato in 5 milioni di euro per il solo 2012. La Pd Ferranti presenta un emendamento per cancellare il bonus. Severino piglia le distanze, specifica che non è una norma del governo e su cui il governo ha dato parere negativo, ma approvata dal Senato. La si potrebbe anche togliere. Non sembrano contrari né Enrico Costa (Pdl), né Giulia Bongiorno e Roberto Rao (Terzo polo). Ma il Pdl è categorico nel chiedere, se si cambia il testo, di sopprimere anche la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Gli altri non ci stanno. Mentre il governo vara la fiducia anche la commissione Bilancio dà un via libera condizionato. Il relatore è Alfredo Mantovano, i cui dubbi sul decreto sono pesanti. Tant’è che dice: «Da quando è stato approvato sono crollati gli arresti in flagranza perché i poliziotti non sanno più dove mettere la gente».
Una grana dopo l’altra. L’ultima è quella del decreto sul civile, in cui c’era, almeno fino a ieri, una norma cara al Guardasigilli, nuove regole sul recupero del sovraindebitamento. Ma la politica ha la meglio sul governo tecnico. Tutto espunto, resta solo la proroga in servizio per i giudici di pace.
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