Svuota-carceri, bagarre alla Camera sulla fiducia
ROMA – Lega in rivolta contro il governo sul decreto carceri. Prima una pioggia di 500 emendamenti. Poi raffica di interventi con scopo ostruzionistico. Poi la guerra aperta a colpi di «vergogna, vergogna». Tutto si materializza a Montecitorio, in aula, non appena il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda ufficializza la richiesta del voto di fiducia sul decreto che privilegia i domiciliari e in subordine le celle di sicurezza per gli arrestati in flagranza (esclusi scippi, furti, rapine, estorsioni) e dà ugualmente i domiciliari a chi deve scontare ancora 18 mesi. Il Guardasigilli Paola Severino entra nell’emiciclo e va a sedersi nello scranno del governo. Assiste alla dura protesta del Carroccio. I deputati con cravatta e fazzoletto verde rumoreggiano e gridano «vergogna… vergogna». Si associa qualcuno del Pdl. Come Maurizio Bianconi che esce dall’aula e sbotta «questi mettono la fiducia e poi se ne vanno… E noi siamo meno di m… minus quam merdam… Quattro provvedimenti, quattro fiduce e Napolitano non dice niente… ».
Il clima è questo, si cerca a tutti i costi lo scontro alla Camera. Dove oggi alle 12 sarà votata la fiducia sul decreto carceri che poi vedrà il voto finale martedì. La Lega persegue la rottura da giorni. Inutilmente la Pd Donatella Ferranti ricorda che «proprio la Lega nel 2010 votò, senza troppi mugugni, il ddl svuota carceri dell’allora ministro Alfano». Solo che i domiciliari erano concessi a chi aveva ancora da scontare un anno, mentre ora ci sono sei mesi in più. Ma è evidente che le ragioni sono politiche. Basta sentire cosa dichiarano i leghisti. Come un «arrabbiato» Marco Reguzzoni che considera il governo colpevole di «lasciare a piede libero i carcerati con un indulto mascherato, mentre tutti chiedono certezza delle pene». I domiciliari vengono “venduti” alla gente come una piena libertà . La lettura opposta a quella del governo, come per la fiducia. Severino spiega che è necessaria perché altrimenti il dl rischia di cadere. Garantisce che «nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di camminare per le strade». Ma per il leghista Nicola Molteni «l’esecutivo dei professori non si fida più della propria maggioranza». Dopo anni di sostanziale acquiescenza alle leggi ad personam di Berlusconi, la Lega riscopre un suo protagonismo sulla giustizia. Sul decreto carceri spende la propaganda securitaria, sulla responsabilità civile dei giudici vuole a tutti i costi tenere sotto schiaffo le toghe.
Sul voto di fiducia non ci saranno sorprese. Tutti a favore tranne Lega e Idv. Bersani lo annuncia per evitare equivoci dopo le polemiche sull’emendamento Lusi: «Voteremo sì alla fiducia». Di Pietro e i suoi, con il no, ci tengono a differenziarsi dalla Lega. Federico Palomba: «Il nostro no è molto diverso dal loro. La Lega, dopo anni di voti a favore delle leggi-vergogna, tenta solo di rifarsi una verginità politica». L’Idv è proprio contraria nel merito. Come lo è l’ex sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che accusa il governo «di ignorare perfino le indicazioni del Parlamento» in quanto la commissione Affari costituzionali «ha censurato come costituzionalmente illegittimo la “norma Lusi”, di cui il governo non è stato in grado di indicare gli effetti, e la Bilancio ha censurato una serie di passaggi del dl dalla copertura oscura o discutibile». Ma l’esecutivo va avanti. La norma Lusi (fa partire dall’88 anziché dall’89 il termine per ottenere il riconoscimento di un’ingiusta detenzione) ha già finito di “fare scandalo”. Non si riesce a capire se calzi a pennello su qualcuno, ma ormai va votata per non far morire il decreto. Una cosa è certa, i maldipancia sono molti e potrebbero influire soprattutto sull’esito del voto finale al dl di martedì prossimo e sul tenore degli ordini del giorno.
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