Sprechi e Regali, l’Italia della Convegnite

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ROMA — Che tempi, quei tempi. Allora sì che i politici erano coccolati: nessuno si sognava di pretendere la restituzione di innocenti regalini. Al contrario, li sommergevano letteralmente di carinerie. I reduci del consiglio regionale della Campania ricordano ancora le 60 medagliette d’oro commemorative che la presidente Alessandrina Lonardo in Mastella distribuì ai suoi colleghi per il Natale del 2005. Così come nessuno dei dipendenti può dimenticare i 600 piatti che per quella occasione arrivarono nelle loro case. E pazienza se qualche mese fa la Corte dei Conti ha sentenziato in appello, dopo averla assolta in primo grado, che la signora Lonardo, oggi semplice consigliere, debba restituire 17.942 euro e 40 centesimi alla Regione Campania. Era un’inezia, solo destinata a rafforzare lo spirito di squadra del consiglio e a «fidelizzare» il personale. Mai, però, quanto quella missione organizzata per il Columbus Day, costata alla Regione 680 mila euro e culminata per tutti quanti con una parata sulla Fifth Avenue, neanche fossero tornati da una passeggiata sulla Luna.

Che tempi, quei tempi. Quando la Regione siciliana, alle prese con l’organizzazione di un campionato del mondo di ciclismo, decise di andare a confrontarsi con chi l’aveva fatto qualche anno prima: i norvegesi. Il che rese necessaria una spedizione a Oslo di 120 persone, con tanto di orchestrina, trenta giornalisti e quattro cuochi al seguito. Fu soltanto per il contrattempo di un’inchiesta giudiziaria che non si replicò, in occasione di una Universiade, destinazione Fukuoka, Giappone. Ma con una delegazione ben più nutrita, composta addirittura da 231 persone. Roba da far impallidire la pur memorabile conferenza su «L’area del Salento come ponte fra l’Italia, i Balcani e il Mediterraneo», tenuta a New York dall’ex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone, rigorosamente in lingua italiana e davanti a un pubblico composto in gran parte da pugliesi arrivati dalla Puglia.
Chi tuttavia pensa che cose del genere appartengano al giurassico, è fuori strada. Non più tardi di quattro anni fa la Regione Lazio vantava ancora innumerevoli tentativi di imitazione in una pratica inimitabile. Ognuno dei 70 consiglieri aveva infatti a disposizione 350 mila euro l’anno da distribuire a proprio piacimento. C’era chi finanziava il restauro della chiesa del paese, e chi invece preferiva pagare lo spettacolo «Cantando Modugno». Ma non mancava chi destinava 15 mila euro alla sagra della bruschetta di Lariano o 50 mila (crepi l’avarizia!) alla festa del vino di Velletri. Del resto erano gli anni in cui il bilancio del consiglio regionale del Lazio, alla voce «spese di rappresentanza del presidente», registrava l’incredibile cifra di un milione 841 mila euro, ossia 23 volte quella che aveva a disposizione il presidente della Repubblica federale tedesca Horst Kohler.
Vi chiederete: che cosa c’entra con tutto ciò la direttiva del presidente del Consiglio Mario Monti, che impone ai dirigenti pubblici di consegnare all’amministrazione di appartenenza i doni di valore superiore a 150 euro, di tagliare le spese di rappresentanza e di cassare i convegni inutili? Apparentemente nulla. Le Regioni possono tranquillamente continuare a sprecare soldi in viaggi premio, medaglie commemorative e sagre paesane. Rientra nella loro autonomia e lo Stato centrale non può metterci il becco. Però niente ci toglie dalla testa che Monti abbia parlato alla nuora perché suocera intenda. Non che il suo messaggio non volesse raggiungere qualche obiettivo più vicino. Forse Palazzo Chigi, che giusto una settimana fa ha organizzato un convegno con la Scuola superiore della pubblica amministrazione dal titolo: «Appalti pubblici e crescita: competenze, responsabilità  e trasparenza»? Oppure il ministero dell’Economia? O magari le agenzie che fanno capo a quel dicastero? Certo che frugando nella rete qualche sospetto viene. Apprendiamo, per esempio, che da giugno a novembre dello scorso anno l’Agenzia del territorio ha partecipato con propri stand a cinque diverse manifestazioni: dalla bolognese Urbanpromo al Meeting dell’amicizia di Rimini, tradizionale appuntamento organizzato da Comunione e Liberazione. In tre di queste occasioni, con la presenza del direttore Gabriella Alemanno, incidentalmente sorella del sindaco di Roma Gianni Alemanno, peraltro recentemente riconfermata nell’incarico.
Il fatto è che convegni, manifestazioni, tagli dei nastri, non fanno soltanto, spesso inutilmente, spendere denaro. E nemmeno poco: ci sono le spese di viaggio e talvolta anche quelle di alloggio per il ministro o il sottosegretario, ma anche per il suo seguito. Che sappiamo non sempre limitato all’osso, almeno in un passato non troppo lontano. Senza poi parlare delle scorte. Lo spreco più grosso è il tempo. Ci sono ministri che non sanno resistere. Altri sono costretti. Come si fa, per esempio, a rifiutare l’invito della Camera o del Senato? O di un’associazione di volontariato? Tutti, alla fine, vanno su e giù come palline da flipper. Ministri e sottosegretari li troviamo tanto alla Federazione degli ingegneri della Campania (Renato Brunetta) in quel di Ravello, località  cara all’ex ministro dell’Innovazione, come al Consorzio «Progetto Asili Nido» (Elsa Fornero) organizzazione costituita dalle imprese sociali e da Intesa Sanpaolo, banca di cui l’attuale ministro del Lavoro è stata vicepresidente. E in qualche caso da quelle presenze scaturiscono danni collaterali incalcolabili.
Sarà  lo stress, sarà  la tensione, o sarà  semplicemente il caso. Ma certo è in queste occasioni che ci si lascia scappare battute che poi costano care. Micidiale l’uscita dell’ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli a un convegno a Saluzzo: «La qualità  della classe politica è zero!» (lui è un marziano?). Inopportuna la sincerità  di Elsa Fornero al convegno per il centenario della Federazione della stampa («La categoria dei giornalisti si è avvalsa di privilegi grazie alla vicinanza al potere politico»). Semplicemente catastrofico l’infortunio del viceministro del Lavoro Michel Martone a un convegno sull’apprendistato organizzato, guarda guarda, dalla Regione Lazio («Se non sei ancora laureato a 28 anni, sei uno sfigato»). Date retta a Monti: dai convegni, cari ministri, meglio stare alla larga.


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