Sostegno a distanza, quasi 100 milioni raccolti nel 2010

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ROMA – Sono di 372.904.853 euro le entrate dichiarate alla fine del 2010 dalle organizzazioni non profit per finalità  internazionale, di questi  98.279.032 sono quelle derivanti dal contributo dei cittadini per il sostegno a distanza (il 26% sul totale). Lo dice uno studio dell’Agenzia del Terzo settore, presentato oggi a Roma, che ha l’obiettivo di delineare un quadro informativo completo sul sostegno a distanza. In tutto sono 111 le Onp coinvolte nella rilevazione: la maggior parte si trova nel Nord Italia (soprattutto in Lombardia), mentre un altro gruppo significativo è presente nella provincia di Roma. “Le Onp in questione, pur non rappresentando l’intero universo delle organizzazioni attive in Italia nel settore del sostegno a distanza (SaD), possono essere considerate significativamente rappresentative del panorama associativo italiano – spiega il rapporto – in virtù della loro storia, della riconosciuta esperienza, della notorietà  e del peso economico di buona parte delle stesse”. Per quanto riguarda le risorse umane operanti nel settore SaD all’interno delle 111 Onp in questione, risulta che il 78,8 % delle persone attive è volontario, mentre solo il 9,9% è costituito da personale dipendente. L’11,3% è classificato come “altro”, si fa riferimento cioè a soggetti diversi quali: collaboratori, consulenti, persone in servizio civile. La figura femminile prevale sia tra i dipendenti (68%) che tra i volontari (59%).

Dai dati risulta che i proventi complessivi derivanti dal SaD sono allo stato attuale una delle molteplici componenti dei proventi totali, nonostante che fra le organizzazioni presenti nell’elenco circa la metà  abbia dichiarato che il sostegno a distanza è l’attività  prevalente o principale. “Questo elemento potrebbe significare che il SaD rappresenta un settore molto specifico all’interno del più ampio ventaglio di attività  della solidarietà  internazionale – si legge nell’indagine – un segmento ben distinto e di valore, che tuttavia per alcune Onp non risulta essere lo strumento determinante”. Nello specifico emerge che per 34 Onp i proventi derivanti dal SaD rappresentano meno del 20% del totale delle entrate (SaD marginale); per altre 34 l’apporto SaD incide tra il 21% e il 49% (SaD secondario). Il SaD é prevalente (incide tra il 51% e l’80%) per 28 Onp ed è principale per altre 15 per le quali esso rappresenta oltre l’80% delle entrate complessive.

Dalla dichiarazione relativa ai proventi e ai ricavi totali, le Onp sono state classificate per dimensione economica in quattro categorie: piccole (per un totale di 39 Onp con entrate totali annue inferiori ai 250.000 di euro); medie (30 Onp con entrate annue comprese tra 250.000 e 1 milione di euro); grandi (33 Onp con entrate totali annue comprese tra un milione e 10 milioni di euro) e “big” (9 Onp con entrate totali annue superiori ai 10 milioni di euro.). La maggioranza delle Onp adotta quale strumento di accountability il bilancio di esercizio (79%), mentre il rendiconto gestionale è adottato dal 23%. Il 40% redige anche il bilancio sociale. L’89,8% delle organizzazioni è in grado di evidenziare nei documenti contabili le entrate e le uscite derivanti esclusivamente dal settore SaD.

Per quanto riguarda la quota media annua richiesta ai sostenitori per l’attivazione di ogni sostegno, i dati raccolti indicano che tale quota varia da un minimo di 225 euro a un massimo di 338, con una media stimata di 282 euro. Come modalità  di pagamento delle quote SaD si conferma predominante l’uso del bollettino postale (45,7%). La seconda modalità  utilizzata risulta essere il bonifico bancario (42,1%). Risultano invece di carattere marginale le forme di pagamento maggiormente automatizzate o strumenti prettamente commerciali (carta di credito). “Se da un lato queste scelte possono essere interpretate come una preferenziale predisposizione del cittadino ad essere attore esclusivo della sua solidarietà , andando di persona a versare la propria quota, dall’altro questo risultato si potrebbe leggere come rifiuto a ricorrere a quegli strumenti che, pur semplificando la vita dei cittadini, delegano alle Onp o ad altri intermediari il compito di gestire la generosità  e la solidarietà  dei privati, trasformando il gesto solidale in uno dei tanti automatismi della nostra quotidianità . Potrebbe esserci, infine, anche una certa ritrosia ad abbandonare la via vecchia per strade più moderne e telematiche dovuta a scarsa conoscenza, poca familiarità  o diffidenza”.

 

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